Friday, February 19, 2010

Sanremo 2010, ovvero: anche il maligno guarda il festival e tifa per Povia. Ora ho le prove!

Malika Ayane con Sabina Brazzo: visto che la lingua italiana non è ancora un'opinione, se si chiama "serata dei duetti" un motivo ci sarà, Cristo santo. Per questo mi incazzo con chi, come la Ayane, non si mette in gioco, limitandosi a portare con sé sul palco una ballerina che sgambetta sullo sfondo mentre va in scena l'interpretazione di sempre. È vero, Sabina Brazzo è la prima ballerina della Scala, ma per me potrebbe anche esserci lo zombie di Don Lurio che la cosa non cambierebbe. Boring. E scorretta.

Simone Cristicchi e il coro dei minatori di Santa Fiora: il coro di canuti minatori del Monte Amiata aveva già accompagnato Cristicchi in altre occasioni certamente più felici; qui il loro supporto al brano è limitato al solo ritornello e i microfoni sono volutamente tenuti bassi. Il perché lo capisco quando il regista fa una carrallata di primi piani: non c'è una labiale che corrisponda alle parole esatte da cantare. Sgangheratissimo ma quantomeno divertente.

Irene Grandi con Marco Cocci: Marco Cocci ci aveva già dato prova delle sue TOTALMENTE ASSENTI qualità vocali al festival di due anni fa, duettando con L'Aura e i Rezophonic. In compenso mette in scena la miglior prova recitativa della sua carriera, calandosi così "strasberghianamente" nella parte da risultare un perfetto sosia di Francesco Bianconi, con tanto di capelli visibilmente iperseborroici.

Irene Fornaciari e i Nomadi con Mousse T & Suzie: come se non fosse già sufficientemente male assortito l'accoppiamento tra lei e i Nomadi, la Fornaciari si porta sul palco Mousse T (sì è quello che sembra il sosia del mago Forrest) e la sua cantante feticcio Suzie. Niente da segnalare nella performance, se non il solito Danilo Sacco che stavolta si presenta vestito da Harry Potter con occhialetti tondi e divisa da studente di Hogwarts!

Marco Mengoni con i Solis String Quartet: l'idea di presentare il pezzo accompagnato solo da un quartetto d'archi non è male, ma purtroppo l'unico punto vagamente difendibile del bruttissimo pezzo di Marco stava proprio nell'arrangiamento originale. Stavolta la sua intonazione presenta anche qualche piccola sporcatura, ma il Mengoni dimostra ancora una volta di sapere tenere il palco meglio di chiunque altro veterano.

Cavour, D'Azeglio, Rattazzi con Marcello Lippi e le Divas: ero indecisa se valeva la pena sprecare parole su questa esibizione. Ma il tappeto di fischi e il coro "Cassano Cassano" che accompagna la loro entrata in scena mi ha infonde un motivo in più per andare avanti. Appare subito chiaro che il più patetico del gruppo è proprio il CT della Nazionale, che gela la Clerici interrompendo malamente la sua presentazione, per arringare la folla come un Duce (abusando ampiamente del tempo a disposizione per l'esibizione) con un discorso sull'amor patrio che il brano dovrebbe risvegliare, al termine del quale se ne va. Cosa resta? Beh, la conferma inequivocabile che questo sia una merda di pezzo per pezzi di merda.

E ora una parentesi off-competion: se ieri sera una Nilla Pizzi morta ha cantato dal vivo, stasera una Jennifer Lopez purtroppo viva canta con un playback che manco alla prima edizione di Non è la Rai. ADONILLA È ROCK. J.LO È LENTA.

Valerio Scanu con Alessandra Amoroso: il pezzo andrebbe ri-intitolato "Per tutte le volte che mi scassate la minchia", perché sinceramente comincio a non poterne più.

Arisa con la Lino Patruno Jazz Band: anche stavolta Arisa sceglie un raffinato musicista jazz e la sua band per la serata dei duetti. Il brano è totalmente riarrangiato in stile "orchestrina da cabaret della Repubblica di Weimar", e la cantante si presenta in scena con un look che richiama quello di Liza Minnelli nell'omonimo film Bob Fosse, (no, non vi preoccupate, la guepiere non ce l'aveva!) rinunciando addirittura agli occhiali suo marchio di fabbrica, oltre che alle sorelle Marinetti, che invece non avrebbero per nulla stonato in questo quadretto. A me piace e diverte, ma i riferimenti stavolta sono davvero troppo alti per un pubblico che ripesca in gara Italia amore mio.

Enrico Ruggeri con i Decibel: il timore che si potesse cadere nel patetico ce l'avevo eccome. Ma alla prima nota cedo completamente alla fascinazione della tastierina anni 80. Per l'occasione Ruggeri indossa pure i mitici occhiali con montatura bianca che fecero tendenza all'epoca e anche se non ha più la voce né i capelli di quando i Decibel cantavano Contessa e Polvere, l'esibizione è la migliore della serata grazie ad una ritrovata confidenza col palco e alle incertezze vocali quasi del tutto dimenticate. E l'arrangiamento è ancora una volta il migliore in gara. E viene giustamente premiato con l'ELIMINAZIONE.

Noemi con i Kataklò: fa almeno cinque o sei vocalizzi un'ottava sotto e si dimentica di nuovo il testo. In più abbraccia la criminosa "tattica Ayane", portando sul palco solo lo sciapo contorno di alcuni ballerini. Non ci siamo Noemi!

Fabrizio Moro con Jarabe De Palo e Dj Jad: cominciamo benissimo, con la Clerici che dimentica di presentare Dj Jad, ma d'altra parte lui è sempre stato un po' il Mauro Repetto degli Articolo 31.
Jarabe De Palo, patetica meteora ispanica che giusto in Italia ci ricordiamo, si crede Manu Chau e mi aspetto che da un momento all'altro si metta a rollare un joint sul palco. Joint che invece dovrei farmi io, assieme a dieci bicchieri di Vecchia Romagna, per reggere questa porcata sonora. ELIMINATO.

Povia con Marco Masini: contemporaneamene a questa esibizione su Rai4 (e giuro che è tutto vero, controllate pure i palinsesti) sta cominciando L'Esorcista in versione integrale e lo prendo come un oscuro presagio. Roba che Roberto Giacobbo ci farebbe su almeno una ventina di puntate di Voyager. Quindi impugno il rosario fosforescente di Padre Pio che regalava un vecchio numero di Gente e cambio canale. No anzi, chiamo Padre Amorth.

LE NUOVE PROPOSTE:

Jessica Brando - Dove non ci sono ore: finalmente la vediamo dal vivo dopo l'imbarazzante video di ieri sera. E dopo una strofa sento la mancanza del girato stile Dogma 95 di ieri sera, perché almeno distraeva dall'ascolto. La quindicenne Jessica interpreta il classico brano da donna in menopausa con quattro divorzi alle spalle e l'agenda fitta di lezioni di pilates. E lo fa prendendosi pure drammaticamente sul serio, con voce impostata e mano protesa verso l'infinito. Aridatece di Gazosa!

Tony Maiello - Il linguaggio della resa: il trionfo del "Cioè pensiero". Viene sommerso dai voti di tutte quelle dodicenni che, preoccupate di poter restare incinta dopo un solo bacio, trovano comunque grande gratificazione sessuale in una sua languida occhiata, senza alcun rischio di incappare in brutte sorprese. E va a vincere, sovvertendo i pronostici che davano la Zilli favorita. Riguardo alla performance, spreco solo poche parole: da orchite fulminante. Ma più patetico ancora il siparietto post premiazione, con il padre di Tony che compie un gesto di "cavallopazziana", zompando all'improvviso sul palco e spaventando la Clerici, che dopo essersi ripresa dallo choc grida "Ecco il marito di Mara Maionchi!". Sob. Si conclude il tutto con l'allungamento di un paio d'anni della vita di quest'ultima, dopo che Tony alla domanda di Antonella "Ma dovè Mara?" risponde "Sarà morta". Mara è morta, lunga vita a Mara.

Luca Marino - Tu non mi dai pace: è vero, il pezzo non è un plagio di Piccola e fragile di Drupi: è un plagio di Piccola e fragile con un brave passaggio strumentale preso paro paro da Minuetto di Mia Martini. E nessuno continua ad non accorgersene, per Dio!

Nina Zilli - L'uomo che amava le donne: nel suo modo di cantare continuo a trovare un so che di davvero irritante, ma stavolta sono disposta a lasciar correre e diventare la sua migliore amica purché mi apra le porte della sua cabina armadio.

4 comments:

Anonymous said...

Madò quanto hai ragione!!!!

Missrettore said...
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Missrettore said...

Bella lì anonimo, ti stimo!

alex said...

ahahahah sei una graaande!!!