Wednesday, July 02, 2008

Sonohra @ your place

Cari sorcini, purtroppo il lavoro mi ha costretta ad interrompere l'aggioornamento del blog, ma sappiate che sono viva, lotto in mezzo a voi e le mie misere due settimane di vacanza le passerò a postare nuove recensioni, a costo di procurarmi dolorose piaghe da decubito da prolungata permanenza su sedia a sdraio.

Nonostante il poco tempo a mia disposizione voglio comunque sottoporvi questa simpaticissima iniziativa promossa da quei mattacchioni di MTV che già dal titolo suona come una minaccia: Sonohra @ your place.
Quello degli house concert è un fenomeno nato nei paesi anglosassoni e attualmente molto in voga anche in Italia. Cos'è un house concert? Semplice: un gruppo musicale ti piomba a casa e, senza pattine, monta amplificatori e batteria sul tuo pregiato tappeto leopardato, appoggia le tastiere sulla cassapanca fine 700 e dopo 5 minuti il bagno è già saturo di groupie sconosciute che attendono il loro turno per la sacrosanta limonata con, in ordine di importanza, il cantante, il chitarrista, il batterista, il tastierista, il bassista, quello che "oh guarda che io sto col gruppo e dopo te li faccio conoscere".
O meglio, questo succederebbe se a casa vostra piombassero, che ne so, i Pooh.
Ma MTV, che è una rete che ci tiene a far crescere i giovani nel rispetto di certi valori, ha detto no a tutto questo, dandoci l'opportunità di ospitare nel nostro tinello nientemeno che i vicitori della categoria Nuove proposte, il magico duo di ragazzotti veronesi dall'acca "senza meta nè destinazione" che hanno fatto delle meches e dell'autoabbronzante il loro credo. Per partecipare era sufficiente candidare la propria magione (sul sito c'è scritto che si può candidare anche solo una stanza. Già mi vedo le orde di dodicenni sciammannate e smutandate che hanno candidato la loro cameretta!) uploadando sul sito di MTV descrizione e foto. Dico "era" perché purtroppo il contest si è appena concluso e quasi mi pento di non aver fatto concorrere il mio prestigioso bilocalino mansardato, solo per il gusto sentir dire al citofono "Ci apri? Siamo i Sonohra!".
Per la cronaca, la casa vincitrice dell'ambito live è stata, guarda caso, una villa con piscina in Brianza. A questo punto attendo con impazienza di poter candidare la mia casa per i Melody Fall!

Wednesday, March 12, 2008

Enrico Cifiello - Un bacio alla mia età (1987)

Occhei, due settimane sono state sufficienti per far ossigenare il cervello dopo dopo la stressante settimana festivaliera. Per agevolare l'uscita dall'empasse vi ho appositamente riservato questo diamante grezzo, questo caviale selvaggio del mar Caspio, questo tartufo bianco delle Langhe. Sì, forse quella del tartufo è la metafora migliore per descrivere quale rara prelibatezza sia Enrico Cifiello, che nel 1987 partecipò nella categoria Giovani a soli 13 anni, inaugurando l'era moderna del fenomeno "colonia marina dello Zecchino d'oro", che vedrà tra le sue più inquietanti emanazioni i Gazosa, Alina (che con i suoi 12 anni e un abbigliamento da cubista di discoteca polacca causò non poche polemiche), e soprattutto la Tatangelo che pre-trucco da teatro kabuki riusciva a dimostrare solo il doppio dei suoi 15 anni.
Ciò nonostante il piccolo Enrichetto è naufragato nell'oblio per tutti questi anni. E davvero non me ne spiego il motivo perché aveva tutte le carte in regola per sfondare: presenza scenica degna del più consumato chansonnier, abbigliamento iper trendy (guardate la copertina del suo album per farvene un'idea), sorriso accattivante ma soprattutto una vocione adulto e impostatissimo. Insomma, un discreto baby fenomeno da baraccone. Per non parlare del pezzo: Un bacio alla mia età è un inno ai primi turbamenti ormonali descritti con maliziosa ingenuità in versi memorabili come "...ti terrò stretta finché non diventi donna...
baby vedrai ce ne andremo insieme, menta in bocca pelle d'albicocca tu, prendimi dai..." ficcati su una base musicale degna di uno spogliarello in un night club di provincia.
Godetevi il video dell'esibizione cantandoci sopra!

Un bacio alla mia età
è come un gusto nuovo
mangio una mela e poi
con te io ci riprovo
ti terrò stretta finché tu
tu non diventi donna
con me non soffrirai
non lo scordare mai
Un bacio alla mia età
è una promessa vera
voglio vedere se
sei tu la più sincera
La primavera che verrà
io sarò già più grande
devi aspettarmi sai
non lo scordare mai
Baby vedrai
ce ne andremo insieme
menta in bocca
pelle d'albicocca tu
prendimi dai
con l'amore che puoi
Baby vedrai
più nessuno
potrà fare il cretino
ti sarò vicino sì
sceglimi dai
dammi l'amore che puoi
Stanotte io non dormirò
ti aspetterò domani
pensaci pure un po'
ma poi non dormirò
Baby vedrai
ce ne andremo insieme
menta in bocca
pelle d'albicocca tu
prendimi dai
con l'amore che puoi
Baby vedrai
più nessuno
potrà fare il cretino
ti sarò vicino sì
sceglimi dai
dammi l'amore che puoi
dammi l'amore
con tutto l'amore che puoi
dammi l'amore
con tutto l'amore che puoi

L'effetto è drammaticamente simile a quello di un'esibizione a Piccoli fans, il programma dove bambini ipertiroidei imitavano i loro grandi idoli. Infatti le studiatissime mossette, gli ammiccamenti, la gambetta che batte il tempo sono talmente pronunciati da apparire come uno scimmiottamento di chissà quale degli idoli del piccolo interprete (Julio Iglesias? Toto Cutugno? Riccardo Fogli?). E probabilmente proprio l'eccessiva sicurezza mostrata sul palco non intenerì granché la giuria, dimostrando che non sempre l'età è inversamente proporzionale alla quantità di voti. Il piccolo Enrico arrivò solo quinto (per la cronaca, vinse il promettente cantautore trentenne Michele Zarrillo).
Ci tengo moltissimo a ricordare che Un bacio alla mia età era scritta, tra gli altri, da Silvio Testi, marito di Lorella Cuccarini, nonché autore di pietre miliari nella storia delle sigle televisive come Cicale, Sugar sugar, Disco bambina, La notte vola, solo per citarne alcune.
Ma siccome una giustizia divina esiste, Enrico ha avuto la sua rivincita: incompreso in Italia, è volato nel paese da sempre più avvezzo a pigliare per buona qualunque cosa provenga dall'italico suolo e ha avuto il successo che meritava, cantando negli hotel di Las Vegas con "l'esotico" nome di Harry Cifiello. Lì è stato notato da Michele Torpedine, già manager di Zucchero e Bocelli, che a metà 2007 lo riporta in patria facendolo ospitare addirittura da Fiorello a Viva Radio 2. Sarebbe lecito credermi una una mitomane e invece guardate il video che ne testimonia la partecipazione al celebre programma. Sì, Cifiello è quello che sembra il sosia ufficiale di Mario Venuti! Da notare che, nonostante la presenta di Pippo Baudo, presentatore del Festival nel 2007, nessuno ricordi la sua partecipazione alla manifestazione canora... pazzi!
Ora si parla di un possibile duetto tra lui e Fiorello. Se c'è la cover di Un bacio alla mia età giuro che lo compro!

Saturday, March 01, 2008

Sanremo 2008 - ARMAGEDDON

Prima di parlare della classifica è necessario qualche doveroso commento in generale sulla serata.

Ho sentito che giustizieranno Alì il chimico. E con Pippo Baudo che vogliamo fare?
Perché questa puntata finale ha dimostrato di possedere tutti quanti i requisiti per essere definita un'arma di distruzione di massa. E pure ad ampissimo raggio d'azione, grazie all'Eurovisione.
I tempi lunghi, principale causa dell'enorme calo d'ascolti, non sono stati ridotti come promesso. Anzi... a mezzanotte non avevano ancora cantato nemmeno la metà dei big.
Non parliamo poi della PRESTIGIOSISSIMA giuria di qualità (maddeché? Manco la comodità delle poltrone riuscirebbero a giudicare sti deficienti... con tutto il rispetto) composta da Fabrizio Frizzi, Tiziana Ferrario, Giampiero Mughini, Martina Colombari, Emilio Fede, Gloria Guida, Mariolina Simone e Eleonora Abbagnato. Non uno straccio di musicista, manco della domenica! E via libera ai 10 per Minghi, per la Tatangelo, per Fabrizio Moro, con il quale la geniale Mariolina Simone si congratula personalmente (sempre nel massimo rispetto della regola non si devono influenzare le votazioni, eh?) perché "ogni volta che canti è come un pugno nella stomaco, una grande emozione!". Pugno nello stomaco? Ah, ecco perché mi viene sempre da vomitare ogni volta che sento che il suo pezzo! Grazie al cielo, pensavo di avere preso l'influenza intestinale!
Sempre la Simone fa incazzare perfino il pacioso Giò Di Tonno (che le risponde a tono dimostrando di sapere il fatto suo) dicendo che non ha dato un voto alto alla canzone perché secondo lei non è un brano adatto alla radio.
Andrà ancora peggio a Frankie Hi Nrg si beccherà pure un 4 da Magalli (che commenterà il voto dicendo che il suo testo è strampalato e senza senso) e del paraculo da Fede.
E per finire in bellezza l'elenco delle nefandezze della giuria, di cattivissimo gusto la standing ovation a Cammariere, che viene anche "gratificato" dalla chiara predilezione di Baudo per lui, nonché dalla battura di Chiambretti "Mi pare Chiaro che ormai i giochi siano fatti".

Le uniche note intonate?
-Elio e le storie tese, che si esibiscono vestiti da damerini del 700 interpretando "Largo al factotum", la celebre aria de Il barbiere di Siviglia, con una gigantografia del magnifico Mangoni alle loro spalle (la vooooooglio!).
-Tricarico che prima dell'esibizione dice "stronzo" nel microfono, verosimilmente rivolto a Baudo (ma stamattina, in un'intervista radiofonica, ha detto che era rivolto a Chiambretti - grazie ad Alberto per la segnalazione), interpretando i desideri di tutti i lettori di questo blog. È lui il vincitore morale di questo Festival. Grazie Francesco!

E ora i premi.

Premio della sala stampa: Loredana Bertè
Premio della critica "Mia Martini": Tricarico

Congratulazioni vivissime a tutti e due!

Ecco la classifica letta dal notaio sosia ufficiale di Gianni Togni (come già successe nella scorsa edizione, dall'undicesimo posto in giù non vengono resi noti i posizionamenti):

10° posto: Eugenio Bennato
09° posto: Little Tony
08° posto: Gianluca Grignani
07° posto: Sergio Cammariere
06° posto: Paolo Meneguzzi
05° posto: Finley
04° posto: Toto Cutugno
03° posto: Fabrizio Moro
02° posto: Anna Tatangelo
01° posto: Giò Di Tonno e Lola Ponce

Cosa posso dire? Si commenta da sola e ribadisce ancora una volta, ce ne fosse stato bisogno, quanto la cultura musicale media del nostro paese sia mediocre, superficiale, basata pochissimo sull'orecchio e troppo sull'occhio. A chi pensa che i risultati siano inspiegabili basta ricordare che il peso maggiore sulla graduatoria finale l'ha avuto il famigerato televoto tramite sms, chiaramente rivolto ad un'utenza under 20, ed ecco qua spiegato il sesto posto di Meneguzzi, il quinto dei Finley e il terzo di Moro.
Povero Cammariere: finire alle spalle di Meneguzzi è quasi peggio che cadere in una cisterna di letame.
Voglio spezzare, invece, una lancia in favore di Giò Di Tonno e Lola Ponce. Non meritavano di vincere, è vero, ma preso atto che una vittoria dei miei beniamini Tricarico, Frankie, Gazzè, Bertè era cosa utopica, meglio il podio più alto a loro che al mascherone puttantour Tatangelo. E in fondo, per i fottuti nostalgici come me, c'è aria di Jalisse in questo trionfo. E se non è un buon motivo questo...

Sanremo 2008 - La quarta serata ovvero "SANREmoccia"

Hanno vinto il duo Federico Moccia e Nicolas Vaporidis. O meglio, hanno vinto i Sonohra, ma tanto è la stessa cosa.

Riguardo ai giovani, credo di aver già chiaramente espresso molto chiaramente il mio pensiero: il vuoto pneumatico. Però, dopo lunghe riflessioni, qualche pregio ai Sonohra devo riconoscerlo. Eccolo:

-Meglio i Sonohra di Jacopo Troiani, perché quantomeno non si presentano sul palco con le Superga ai piedi.
-Meglio i Sonohra dei La scelta, perché quantomeno non citano gli insensati "indiani metropolitani" nella loro canzone.
-Meglio i Sonohra di Ariel, perché in confronto a lei, anche le loro mesciature riescono a sembrare un po' meno tamarre.
-Meglio i Sonohra di Giua, perché nella classifica dell'insignificanza lei è iscalzabile dal primo posto.
-Meglio i Sonohra dei Milagro, perché di Zero Assoluto ce ne bastano due.
-Meglio i Sonohra di Valerio Sanzotta, perché la sua imitazione di Bod Dylan è ributtante.
-Meglio i Sonohra di Frank Head, perché senz'altro si lavano di più.

Wednesday, February 27, 2008

Sanremo 2008 - La terza serata ovvero "qualcuno può salvarmi la canzone?!"

Loredana Berté con Spagna: una bomba. Non mi vengono in mente altri termini. Credo di avere avuto un attacco di sindrome di Stendhal vedendole. Si presentano entrambe sul palco con abiti disegnati dalla Bertè. Spagna, con vestito e pelle entrambi lattei e labbrone gonfiatissime, sembra una Bratz appena uscita dalla scatola mentre Loredana, nera dovunque, soprattutto nell'umore, porta ai polsi un paio di manette. L'esibizione è esplosiva e riporta in vita i fasti anni 80 delle due signore della canzone italiana. Che danno il meglio di loro nell'interpretazione. La voce, potentissima, meravigliosa, di una Spagna finalmente di nuovo rock, ingentilisce il brano dove serve, a contrasto con quella di Lory, veramente incazzata ma perfetta come non mai. Brividi. E chi se ne frega se la cantante a fine esibizione improvvisa un non troppo comprensibile rap scritto su un foglietto stropicciato tirato fuori da non ho capito bene dove. Può permettersi di fare qualunque cosa. Il duetto è il primo della serata e il migliore in assoluto. E non fa che aumentare la mia bile per l'esclusione dalla gara del brano. Indimenticabile.

Finley con Belinda: l'attrice e cantante messicana Belinda si presenta sul palco con una mise da rimorchio selvaggio alla festa del liceo, perfetta groupie del baby idol Pedro in tenuta da "wannabe an indie rocker", e stona dalla prima all'ultima nota, senza escluderne una. Di voce ne ha pochissima e decisamente pessima.

Tricarico con il Mago Forest: Tricarico fa l'unica cosa possibile per un potenziale serial killer come lui, ovvero farsi affiancare non da un altro cantante ma dal grande Mago Forest, vestito esattamente come l'interprete, che accompagna l'esibizione mimando un acrobata che tenta restare in equilibrio su una fune di lucine natalizie, nonostante vento ed altri ostacoli cerchino di buttarlo giù. Personalmente l'ho trovato deliziosamente poetico e gradevole in mezzo al ciarpame e ai nomoni stranieri altisonanti a cui sono ricorsi alcuni concorrenti come, tanto per dirne una, la Tatangelo. Originale, coraggioso e controcorrente.

Mietta con I neri per caso: mah... snaturare così tanto il pezzo e costringere Mietta a smorzare il suo stile aggressivo non mi è sembrata una mossa propriamente azzeccata. Però rivedere Ciro che dà la nota d'accordo, quella sì che è stata un'emozione!

Max Gazzé con Marina Rei e Paola Turci: assolutamente l'esibizione migliore della serata, se escludiamo quella della Lory e Ivana. Il terzetto, affiatatissimo perché reduce da una lunga turnè assieme, si presenta in formazione perfetta: alla chitarra la Turci, Gazzè al basso e la Rei alla batteria (finalmente! Lei è un'ottima batterista e percussionista ma da troppo tempo non lo ricordava al pubblico!). Quanto sia complesso musicalmente il pezzo l'ho già detto nei post precedenti (8 cambi di tonalità... sti cazzi) e infatti Max qualche piccolo problema interpretativo ce l'aveva avuto il primo giorno. Stavolta l'esecuzione è impeccabile; le tre voci si armonizzano perfettamente e Gazzè corregge anche l'unica nota veramente stonata del brano, ovvero quel suono telefonico d'attesa ad inizio canzone, che ricrea facendo suonare a vuoto una corda del basso. Semplicemente perfetto.

Fabrizio Moro con Gaetano Curreri: oh-santo-cielo.

Cammariere con Gal Costa: e che potevamo aspettarci da Cammariere se non che si presentasse con un monumento vivente alla bossa nova, probabilmente la musica più elegante, ninimale e lenta che esista? Non so voi ma tutta questa raffinatezza mi ha dato da come un senso di inadeguatezza. Vado a mettermi un abito vintage di Dior per sentirmi all'altezza...

Frankie Hi Nrg MC con Simone Cristicchi: Cristicchi si presenta in cosplay da Enrico Ruggeri ai tempi dei Decibel dopo un trattamento intensivo di Crescina, con completo e pesante montatura degli occhiali entrambi bianchi, mentre Frankie in elengante completo nero. Al centro del palco è posizionata una grande scacchiera, alla quale i due simuleranno un duello di bergmaniana memoria durante l'esibizione. Cristicchi, lontano da pazzi e manicomi, è divertente e divertito nel duettare con l'amico. E l'esibizione è forse la seconda migliore della serata.

Tiromancino con Stefano Di Battista: Zampaglione stasera fa il super simpa della compa e dialoga lungamente con Pippo e Piero. E probabilmente si porta dietro il sassofonista Stefano Di Battista, sempre e comunque bravissimo, per non ingombrare il palco già affollato da sè stesso medesimo e dal suo obesissimo ego.

Eugenio Bennato e Pietra Montecorvino: la Montecorvino, compagna di Bennato anche nella vita, compare inguainata in vestito rubato dall'armadio della Bertè e via libera a quel tripudio di catarro che è la sua voce!

Mario con i Denovo: nulla de novo, e perdonatemi il gioco di parole. Hanno suonato insieme per 12 anni, pertanto è normale che l'intesa sia pefetta. Venuti si divide le parti vocali con Luca Madonia, esattamente come ai vecchi tempi, e il brano ne risente positivamente.

L'Aura con i Rezophonic: la giovane cantautrice gioca una carte vincente portando sul palco parte di questo collettivo di musicisti nato per raccogliere fondi a favore dell'Amref. Per chi non gli avesse riconosciuti tutti eccovi l'elenco: Marco Cocci (attore e cantante dei Malfunk), Cristina Scabbia (cantante dei Lacuna Coil), Marco "Garrincha" Castellani (il dinoccolato bassista delle Vibrazioni), Floriano Bocchino, (pianista di L'Aura), Andy dei Bluventigo (uno dei miei idoli personali), Marco Trentacoste (Deasonika) e Mario Riso (batterista e fondatore del progetto). L'effetto "We are the world" è dietro l'angolo ed effettivamente fa capolino più d'una volta, ma la potente voce della Scabbia e il sax del grandissimo Andy sdrammatizzano abbastanza.

Grignani con i Nomadi: le sonorità country rock del pezzo calzano talmente bene ai Nomadi da far sembrare Grignani l'ospite sul palco. Il gruppo ci sguazza così tanto che il tastierista Beppe Carletti si spara pure un assolo all'organo Hammond che manco Rey Manzarek! E il brano di Grignani sembra già un classico anni 70. Impagabili!

Anna Tatangelo con Michael Bolton: la Tatangelo si presenta sul palco con lo stesso abito che Jenna Jameson indossava alla consegna degli Oscar del porno a Las Vegas, prendendo il palco dell'Ariston per un mignottodromo. Che dire di Bolton: un mercenario professionista... Mercenario ma pieno di classe. Compare vestito come se fosse uscito un attimo di casa per comprare le uova, si spara la sua parte in maniera impeccabile, facendoci apprezzare al massimo ogni sfumatura della sua pastosa voce, e se ne va. E cantata in inglese, occultando l'incomprensibile e orrido testo, la canzone riesce a sembrare quasi ascoltabile.

Paolo Meneguzzi con Tony Hadley: ora mi è tutto chiaro: gli Spandau si sono sciolti perché Tony Hadley si mangiò gli altri componenti! Avrete ormai capito che sono, e sempiternamente sarò, una "duraniana" sfegatata, però mi è sempre piaciuta la voce Hadley, che tutt'ora è splendida. Ma stasera non riesce a darne prova e non certo per colpa sua: Meneguzzi gli lascia poco spazio e le parole in italiano gli creano non pochi problemi. Un'occasione sprecata.

Little Tony con Gipsy Kings Family: insopportabili. I Gipsy Kings riescono a rendere identica qualunque canzone interpretino. Ci sono pure le ballerine di flamenco tardone che ammiccano a Little, contribuendo a rendere il palco una sorta di circolo ricreativo per la terza età. Terribili.

Amedeo Minghi con Giulia De Donno e Stefania Cuneo: versiona acustica del pezzo per il Maestro, che fa il suo ingresso sul palco con una giacchetta da college inglese di due taglie più piccola. Porta con sé un'arpista ed una pianista, forse per trovare qualcosa che distragga pubblico e giuria dalle deliranti strofe scioglilingua della sua canzone.

Giò Di Tonno e Lola Ponce con i Los Vivancos: oh, un po' di petto nudo piace sempre a grandi e piccini. Se poi il petto e avvitato sulle tornite gambe di un gruppo di giovani ballerini di tango argentino, lo share s'impenna!

Michele Zarrillo con Paolo e Chiara: e le due sorelle Iezzi compirono il miracolo! Zarrillo osa l'abbinamento ardito e viene premiato: le tre voci assieme si sposano alla perfezione e il pezzo migliora in maniera esponenziale.

Toto Cutugno e Annalisa Minetti: Toto richiama la pupilla Minetti, con la quale aveva già duettato al Festival nel 2005. C'è solo un problema: la tonalità della canzone è sbagliata per la cantante, che nella strofa si vede costretta ad imitare la Bertè mentre nel ritornella improvvisa urletti ad ultrasuoni percepibili solo dai cani.

Loredana verrà e vi punirà tutti!

Da poco più di un'ora è ufficiale: Loredana è stata eliminata dalla gara perché la commissione artistica della Rai e la Siae hanno giudicato la sua Musica e parole un plagio. Di cosa? Ma della celeberrima Ultimo segreto, brano del 1988 interpretato da tal Ornella Ventura, prodotta da Tullio De Piscopo.
Su Repubblica.it è ascoltabile anche un mix dei due pezzi ed è innegabile che siano pressoché identici. E per quanto il testo di Musica e parole sia stato scritto dalla stessa Bertè, il "solo tu, solo tu, solo tu sei" ripetuto ossessivamente nel ritornello è presente anche nel brano della Ventura, perché probabilmente già inserito da Alberto Radius e Oscar Avogadro, la coppia di autori, nella primissima stesura del pezzo. L'inconsapevolezza di Lory è lapalissina. Lo ammette lo stesso De Piscopo durante un'intervista. Appare, invece, davvero difficile pensare che Radius e Avogadro fossero allo scuro di tutto, tant'è che la Rai ha annunciato un'azione legale nei loro confronti. E se poi vogliamo proprio rincarare la dose, aggiungerei che la casa discografica che produsse e distribuì Ultimo segreto è la NAR, guarda caso la stessa che oggi ha sotto contratto la Bertè, circostanza che rende ancor più incredibile che nessuno abbia avvisato la cantante dei rischi.
A concludere la magica catena di coincidenze, me ne sovviene un'ultima davvero malsana: chissà perché questo scandalo è arrivato proprio il giorno delle accuse verso un festival fiacco, che non decolla, vecchio e bollito. Dopo l'acceso j'accuse di Baudo (più antipatico di cento Zampaglione con la gastrite) al pubblico, dal conduttore definito deficiente solo perché non ha seguito in massa il suo fottutissimo festival. Dopo ore di conclave tra i quei mancati premi Nobel che siedono ai vertici Rai, per capire quali manovre attuare per movimentare d'urgenza la manifestazione.
Loredana domani canterà. O meglio, dovrebbe cantare. La direzione artistica le concede questo regalo in nome della sua buona fede. Non sono così sicura che si presenterà sul palco.
Per questo le lancio un appello: Lory, ti prego, canta! Indossa il tuo abito più bello, assemblato con cuscini, tovaglie, moquette, sciarpine di Cammariere, muschi e licheni (se vuoi te lo cucio io stanotte!) e spacca il culo a tutti!

AGGIORNAMENTO DELLA NOTTE: il Dopofestival di stasera è largamente dedicato all'affair Loredana. Baudo, presente in studio per rispondere alle domande di giornalisti e pubblico, accusa apertamente Radius e Avogadro. Testuali parole: "Radius venne a trovarmi in albergo a Milano portando il nastro con un'anteprima del pezzo, composto apposta per il Festival, dicendo che l'avrebbe interpretato la Bertè".
Viene raggiunto telefonicamente anche Tullio De Piscopo, che rincara la dose di accuse contro i due autori, giurando e spergiurando di essere assolutamente convinto della totale estraneità della cantante.
A fine puntata, circa l'una e un quarto di notte, il teatro del Casinò è raggiunto telefonicamente da nientemeno che Red Ronnie che autoelettosi avvocato difensore dell'amico Radius, si prodiga a giurare la sua completa buona fede ("un autore non si può ricordare tutti i pezzi che ha scritto nella sua carriera...") ed, anzi, insinua il dubbio riguardo ad una non proprio totale estraneità della Bertè nella faccenda ("l'ho incontrato a dicembre e mi ha detto che la Bertè aveva trovato un suo inedito che avrebbe presentato al festival... Lui non si ricordava assolutamente di averlo scritto..."). Red Ronnie accenna anche al fatto che Radius non si curò particolarmente della cosa perché pensava che la Bertè non sarebbe stata selezionata. Che eleganza...
Ora, il punto è questo: siccome la canzone della Ventura è regolarmente registrata alla Siae, e la commissione Rai ha l'obbligo di verificare l'assoluta inediticità (ma esiste questo termine?) dei brani selezionati, è davvero possibile che il bubbone purulento non sia scoppiato prima? Voglio dire, cazzo ma allora è veramente facile aggirare i controlli! Quindi se il prossimo anno partecipo anch'io portando un pezzo di Mogol e Battisti cambiando titolo e qualche parola del testo e magari mi va di culo che nessuno lo riconosce posso pure vincere? No, fatemi capire...

Tuesday, February 26, 2008

Sanremo 2008 - La seconda serata

Superato l'incomprensibile siparietto con il commissario Rex (sarebbe una delle trovate per ridare ritmo al festival dopo il flop della prima serata? Complimenti a Del Noce...) si comincia con la gara. Da segnalare che i tempi tra un cantante e l'altro, grazie al cielo, sono stati leggermente compressi.

Mario Venuti - A ferro e fuoco: la prima cosa che salta all'orecchio è il bel testo, che parla d'amore come di un'epopea cavalleresca. Il pezzo è gradevole, senza particolari guizzi musicali e canori. Normale amministrazione per Venuti.

Amedeo Minghi - Cammina cammina: Amedeo "the Master" fa il suo ingresso sul palco con il giubbetto di pelle very skinny rubato a Lenny Kravitz la sera prima e ci presenta questo curioso brano. Curioso perché, e nessuno se ne spiega bene il motivo, le strofe sono talmente tanto fitte di parole che per poterle cantare tutte in tempo, il maestro le interpreta alla maniera di uno scioglilingua, perdendosi, di tanto in tanto, qualche vocale e qualche consonante per strada. La cosa è tanto marcata che Elio e le storie tese ne faranno anche la parodia al Dopofestival! A parte questo Minghi è un altro che ripropone pressochè dai tempi di Serenella - 1950 sempre lo stesso brano e questo non sfugge alla ferrea regola.
Inossidabile ed inscalfibile come l'acciaio inox dei coltella Miracle blade.

La scelta - Il nostro tempo: ma secondo voi cosa posso pensare di un gruppo che ha scritto un pezzo che dice "E mi sento un africano metropolitano, con gli occhi da orientale e il cuore di chi sa che andrà lontano", se non tutto il male possibile? E per sottolienare quanto siano per davvero una cifra un casino proprio tanto cittadini del mondo, portano sul palco pure la violinista giapponese truccata e vestita da geisha. Cosa volevano, che il pubblico li tirasse pure le monetine? Pessimi. E quindi qualificati.

Giò Di Tonno e Lola Ponce - Colpo di fulmine: la scoperta più interessante che ho fatto ascoltando questo brano è che Giò Di Tonno è veramente alto! Più alto di Pippo la pertica! L'ho sempre visto curvo con la gobba di gomma piuma... vabbè, concentriamoci sul pezzo.
Probabilmente il brano più orecchiabile di questa edizione. Una macchina da guerra per la vittoria. Nel momento più intenso del pezzo si prendono per mano e accennano anche una piccola, studiatissima mossetta, abbracciandosi e sfiorando l'uno il viso dell'altra, teneramente... ops, credo mi si sia cariata pure un'otturazione.
Sono intonati, sono belli, hanno un pezzo scritto dalla Nannini e da stasera anche il podio assicurato.

Sonohra - L'amore: eccoli! Aspettavo la loro comparsa con trepidante ansia! Quelli che sono stati definiti la risposta italiana ai Tokio Hotel! Beh, effettivamente sono parruccati mica da ridere: uno con capelli lunghi fino alle spalle platinatissimi e l'altro con la capigliatura e la mesciatura di George Michael ai tempi degli Wham. Ero talmente ipnotizzata dal parrucco che non mi sono particolarmente concentrata sul pezzo nel primo minuto. Quando ho smesso di fissare le meches di uno dei due (ma erano anche lampadati di brutto o sbaglio?) mi sono ritrovata al cospetto di Paola e Chiara prima maniera. Terribili. E sono tornata a fissare le meches, che ovviamente si sono qualificate.

Gianluca Grignani - Cammina nel sole: la dieta gli ha fatto bene pure alle corde vocali perché riesco perfino a comprendere qualche parola cantata.

Jacopo Troiani - Ho bisogno di sentirmi dire ti voglio bene: il più giovane partecipante del festival (17 anni), nonostante l'età risponde in maniera forbitissima alle domande stupide di Pippo e al termine del pezzo dice a pubblico "Vi ringrazio di cuore". Io ringrazio di cuore che il pezzo sia durato poco. Ovviamente qualificato.

Mietta - Baciami adesso: il pezzo non è male, con un bell'arrangiamento rocchettaro e Mietta finalmente si riappropria di una dimensione a lei più consona dopo le agghiaccianti derive da telenovelas di Cuore, cantata in coppia con Morris Albert.

Rosario Morisco - Signorsì: Giusto perché è severamente vietato influenzare le giurie prima dell'ascolto della canzone, Pippo si limita a dire che Morisco è un militare dell'esercito che ha partecipato a numerose missioni di pace nei posti più sfigati del mondo, che ha aiutato tante gente, che ha visto tanta sofferenza e che la canzone è stata scritta a Kabul. E per rendere il tutto più credibile, il cantante indossa per l'occasione pure una camicia in stile militare glamour. La canzone, che tratta di amore sotto le bombe, è assolutamente inascoltabile ma avrei giurato che si qualificasse. E invece viene rispedito a Kabul a calci nel sedere.

Loredana Bertè - Musica e parole: si presenta in cosplay da Barbie magia dei sabba a Satana e, dopo aver farfugliato qualcosa di incomprensibile a Pippo comincia il Loryshow. Io la venererei pure se cantasse il bugiardino del Moment, ma la canzone, incazzosissima, rock rock rock, con un testo ridotto a 5 parole in totale (ettecredo, se l'è scritto da sola!) ma squisitamente surreale, è travolgente. Mai come stavolta la sua interpretazione allucinata fu più azzeccata. Quando a metà pezzo ha cominciato a frugarsi in tasca, temevo tirasse fuori una rivoltella e sparasse al pubblico, in un tripudio glamour/grandguignolesco degno del Fantasma del palcoscenico di Brian De Palma. Da antologia il dopo canzone, dove prima si lamenta con Pippo del fatto che i cantanti vengano trattati come fenomeni da baraccone e poi racconta di aver cucito le stessa parte della sua discretissima mise nella notte, smontando i cuscini del letto della sua camera d'albergo! Lory, WE LOVE YOU!

Little Tony - Non finisce qui: si presenta sul palco vestito da petroliere texano e come tale porta con sé l'intera famiglia. Quella merda di Chiambretti, prima della canzone, gli fa pure una pessima battuta sul cuore... La sua è una ballata folk rock ricca di riferimenti autobiografici e l'ombra dell'infarto che ebbe poco meno di un anno fa è ancora percepibile, non solo nel testo; la voce di Little è più stanca del solito ma lui porta comunque splendidamente i suoi quasi 70 anni.
Personalmente ho apprezzato moltissimo questo Little Tony malinconico e misurato. Ci tengo segnalare che questo sia uno dei pochi brani che abbia un vero e proprio, canonico, sacrosanto, rassicuarante, troppo spesso dimenticato, assolo di chitarra elettrica, realizzato dallo stesso fratello del cantante.

Oh finalmente ecco i Duran, gli unici ospiti stranieri di quest'anno che mi interessano, da sempre uno dei miei gruppi favoriti. Ma come fa John Taylor ad essere sempre così dannatamente bello?!
Scusate, la divagazione... ecco che ricomicnai la gara!

Ariel - Ribelle: una tamarra uscita un attimo dalla discoteca di fianco all'Ariston per cantare la sua canzone e poi tornare sul cubo a dimenarsi al ritmo di Gabry Ponte. Chiambretti la presenta come una interprete arrivata dal jazz, ma la sua voce nasalissima, abbastanza sgradevole all'udito, mi fa pensare cha questa il jazz non sappia manco cosa sia. Al massimo il pezzo ricorda vagamente quelli di Alexia nel suo periodo più truzzo, ma le doti vocali dell'adorabile nanetta ligure erano ben altre. Qualificata.

Tiromancino - Il rubacuori: Ma Zampaglione aveva mal di gola? Canta sussurrando, quasi avesse paura di alzare troppo la voce. E trasuda antipatia da tutti i pori. Però la sua canzone ha un bel testo. Furbissimo e paraculo, ma molto apprezzabile. E il fatto che, prima dell'esecuzione, Chiambretti ricordi che la EMI abbia rotto il contratto con i Tiromancino perché fortemente contraria a questo pezzo a casusa dell'argomento, non fa che rincarare la dose di paraculaggine. Pare che la EMI, nella storia di un tagliatore di teste che licenzia senza rimorsi i dipendenti di un'azienda, ci abbia visto troppi riferimenti al mondo discografico (con esattezza parliamo del verso "Tanto a me della musica non mi frega più niente, seguo un’altra politica, sono dirigente") e non abbia gradito affatto. La canzone è musicalmente semplice, scarna, minimale ancor più delle già minimali canzoni di Zampaglione. Non so se questo brano possa vincere, ma sicuramente si piazzerà molto bene.

Finley - Ricordi: spiazzano tutti (ma chi???) presentando una ballata lenta e poco fracassona abbastanza distante dai loro standard. Pedro, il cantante (dai, ricordiamo i nomi di tutti che meritano: Pedro, Ka, Ste, Dani), pensando di fare cosa buona e giusta, urla nel microfono come un rappresentante d'istituto ad una manifestazione studentesca e stona ogni singola nota. In compenso il chitarrista Ka, riesce a fare un controcanto ancor più a cazzo.
Il fatto che siano giovani non può giustificare la pessima performance (Jacopo Troiani è molto più giovane di loro e, quantomeno, ha fatto un'esecuzione pulitissima), ma sicuramente giustificherà la marea di voti che pioverà su di loro.

Francesco Rapetti - Come un'amante: no, il figlio di Mogol noooooo! Ma fatemi il piacere!

Sergio Cammariere - L'amore non si spiega: e manco la presenza di Cammariere al Festival. Oh, è così raffinato, così colto, così elegante, così misurato, osannato dalla critica: perché il nostro cantautore di porcellana fabergé persevera con questo suo malsano cercare l'approvazione della platea festivaliera, notoriamente composta da organismi unicellulari? Il pezzo non è bello come Tutto quello che un uomo e l'interpretazione un po' sporca (nel dopofestival lo stesso Cammariera di scuserà col pubblico dicendo che era molto emozionato... che uomo di classe, che charme!), ma resta comunque di una qualità molto superiore alla media.

Valeria Vaglio - Ore ed ore: l'unica nuova proposta vagamente sopra la sufficienza. È l'ultima a cantare, intorno a mezzanotte e mezza, e cinque minuti dopo viene eliminata. Se questa non è sfiga...

Monday, February 25, 2008

Sanremo 2008 - La prima serata

Concedetemelo: dopo il primo quarto d'ora di patetici siparietti introduttivi dagli accattivanti temi quali "non possiamo parlare di politica ma siccome siamo davvero birichini giochiamo a ficcare qua e là i nomi dei candidati" oppure "facciamo vedere quanto Pippo sappia essere spiritoso", già invocavo il maligno recitando al contrario il mantra Perché Sanremo è Sanremo.
Pessimo avvio del Festival questo: lento, fiacco, con un Baudo più antipatico e spocchioso che mai e un Chiambretti impegnato a fare i salti mortali per mantenere il ritmo attraverso gag che manco al Bagaglino e un'eternità tra un'esibizione l'altra. Tanto eterne che, se non fosse per la certezza di star guardando proprio Sanremo, mi sarebbe venuto il dubbio che le canzoni fossero solo un casuale contorno di uno show dedicato alla celebrazione dei cent'anni di Pippo.
Il punto di non ritorno si è toccato quando i due presentatori, dopo l'esibizione del super ospite straniero Lenny Kravitz (con tanto di tacco 12 che lo facevano alto quanto "la pertica" di Militello) gli hanno chiesto se conoscesse Donna rosa. E completamente ricoglionito dalla cifra a 6 zeri ricevuta come compenso per la partecipazione, e da chissà quale altra magica sostanza, Lenny ha ovviamente annuito.

Ma passiamo alle cose veramente importanti: i partecipanti. Un caos primordiale di accordi e parole buttati a cazzo in bocca a dilettanti che a confronto le serate di karaoke aziendale sembrano Castrocaro.
Poco, davvero poco, il salvabile.

Paolo Meneguzzi - Grande: brano evidentemente autobiografico perché nessuno è mai stato più grande del Meneguzzi che da cinque anni riesce a portare lo stesso brano a Sanremo senza che nessuno se ne accorga, piazzandosi sempre nelle prime dieci posizioni. Anche stavolta non ci risparmia l'aneddoto del festival di Viña del mar e un'interpretazione piatta come l'encefalogramma di Baudo.

L'Aura - Basta: il pezzo è tanto sciapo quanto almeno vagamente orecchiabile. Resta il fatto che L'Aura sia certamente una raffinata cantautrice. Però peccato per le troppe incertezze vocali a inizio esecuzione e il tanto insensato quanto chiaro intento di imitare in tutto, look compreso, Elisa.

Milagro - Domani: ma come sono invecchiati gli Zero assoluto nell'ultimo anno! E siccome anche la giuria popolare li scambia per il celebre duo passano il turno.

Toto Cutugno - Un falco chiuso in gabbia: dopo una brutta malattia il mio idolo assoluto torna a reclamare il suo secondo posto politico. La voce è stanca, le parole, benché d'amore, nascondono una certa incazzatura di fondo. Il pezzo è perfetto per far breccia nei cuori dei numerosi/e ultra cinquantenni votanti presenti nella giuria popolare. E poi "il Cutugno è tanto un bell'uomo" come dice sempre mia madre. Prima di cantare ci tiene a precisare che lui nei paesi dell'est spacca il culo a tutti! E io aggiungo che dopo Sanremo volerà a Mosca per cantare al Cremlino sa Vladimir Putin, che evidentemente ha un piano: usare Toto per conquistare il mondo!
Da segnalare, al Dopofestival, la memorabile performance di Elio e le storie tese che, accompagnati dalo stesso Cutugno al sax, reinterpretano il pezzo cantando ogni strofa sulla basi musicali dei pezzi più famosi di Toto!

Frankie Hi Nrg Mc - Rivoluzione: grandissimo Frankie! L'intro sembra un pezzo rubato ad una qualche colonna sonora di Morricone per uno spaghetti western, per poi mecsolarsi con sonorità super seventies/funkettose. Francesco si sbraccia come un tarantolato mentre racconta di furbetti del quartierino, di politici corrotti e di telefonini. Si lascia andare pure a qualche "sanremismo", cantando il ritornello anziché repparlo.
Il suo reppare è coinvolgente. E, probabilmente, se tutti noi da casa potessimo decidere il risultato vorremmo lui sul podio.

Andrea Bonomo - Anna: il titolo di fenomeno da baraccone tra i giovani se lo merita decisamente tal Bonomo, che dopo aver decantato per tre interminabili minuti tutte le virtù di Anna, una specie di samaritana miope, ci svela che Anna è la sua mamma. E secondo me è la sua mamma solo per fare rima con Anna, perché se la canzone si fosse chiamata Pia era sua zia.

Fabrizio Moro - Eppure mi hai cambiato la vita: in una parola, anzi due, semplicemente allucinante. E allucinato. Un po' recita, un po' reppa (o almeno ci prova), un po' tenta di cantare. Ci parla di un amore finito male e di come farà a trovare un'altra che si "riabitui ai miei cattivi odori". A Fabbri', anziché venire a Sanremo potevi rimanere a casa a lavarti

Frank Head - Para para' ra rara: tre tamarri fracassoni dall'apparenza vagamente lurida, ci vendono il pezzo come un chiaro omaggio alla tradizione musicale balcanica, scusa utile a giustificare la terribile accozzaglia di suoni e versi assemblati a forza col super attak. Qualificati presumibilmente per una questione di servizio sociale.

Anna Tatangelo - Il mio amico: la grande favorita sfodera immediatamente le sue due armi di distruzione di massa: due enormi tette nuove di pacca, che fanno capolino da una camicetta trasparente. La canzone è esattamente come me l'aspettavo, subdola come una faina, viscida come un pitone e il ritornello in rima "dimmi che male c'è se ami un uomo come te" è irritante come il limone negli occhi. Se poi aggiungiamo il fatto che che prima dell'esibizione la cantante ha specificato che il brano è decicato al suo truccatore a cui lei vuole tanto bene, l'effetto Telethon è assicurato. C'è da dire che in mezzo a tanto ciarpame e approsimazione l'interpretazione della Tatangelo rasenta la perfezione: non sbaglia una nota e i vocalizzi sono tanto perfetti da farti venire il dubbio che abbiano ficcato un suo cd nello stereo.

Michele Zarrillo - L'ultimo film insieme: talmente fanè che a confronto le copertine dei dischi anni 70 dei Collage sembrano quelle degli Iron Maiden. Mi ha stupito il fatto che per la prima volta non fosse seduto al suo inseparabile pianoforte.

Melody Fall - Ascoltami: ho avuto un'allucinazione. Sono tornati i Gazosa e non mi hanno detto niente? No no, aspetta, la cantante è diventato un cantante! La devo smettere di mescolare la cedrata con le mentine.

Daniele Battaglia - Voce nel vento: mumble mumble, Battaglia... questo nome mi dice qualcosa... mmm, Battaglia... mah, mah, non sarà.... non sarà... e invece è proprio lui. Signore e signori eccovi l'ultimo portabandiera della grande e gloriosa tradizione nepotista festivaliera: Daniele Battaglia, figlio di Dodi Battaglia, storico chitarrista e voce dei Pooh. La sua avvenenza, per un attimo, mi distrae pure dalle continue stonature.

Eugenio Bennato - Grande sud: della sua canzone mi ricordo solo che mi ha fatto venire nostalgia di Tullio De Piscopo...

Max Gazze - Il solito sesso: bel pezzo, originale come sempre e dall'interpretazione non facile, tanto che Max stecca molteplici volte. Ma a me piace sempre e comunque.

Valerio Sanzotta - Novecento: un pasticciaccio brutto de genetica questo Sanzotta, specie di incrocio da laboratorio tra Zampaglione e Alvaro Vitali, che tenta di posiziosarsi come un Bob Dylan de noartri snocciolando una specie di folk ballad con un testo ricavato da un bignami di storia per la terza media. Imbarazzante. E naturalmente qualificato.

Giua - Tanto non vengo: non si capisce se voglia imitare le stonature di Paola Turci o le intonature di Alice. Ma soprattutto non si capisce come sia finita nella selezione Giovani del Festival. E si capisce ancora meno come si riesca a qualificare.

Tricarico - Vita tranquilla: la quintessenza del disadattato sociale, vero o presunto che sia. Tricarico ce la mette per risultare deliziosamente antipatico, presentandosi con una faccia più stralunata del solito e mostrandosi visibilmente infastidito dalla presenza di Baudo e Chiambretti (e come dargli torto). La sua canzone, per ora, è l'unico gioiello di questo festival. Un pezzo che mostra tutto il disagio del geniale cantautore. Un testo semplicemente splendido, un arrangiamento bellissimo. A Tricarico non gliene frega niente del festival e stona (forse volontariamente) dalla prima all'ultima nota, contribuendo a dare un'aria ancora più dolorosa e maledetta al brano e aggiudicandosi un posto nella hall of fame del mio cuore.

Wednesday, February 13, 2008

When a man needs a Belinda - I duetti sanremesi

Cominciano a trapelare le prime indiscrezioni sui duetti sanremesi che saranno i protagonisti assoluti dell'ormai famigerata serata di giovedì 28, geniale trovata partorita da quel trust di cervelli Rai capitanati da Pippo per poter legittimare una giornata festivaliera in più.
E, come sempre, anche i geniacci delle major discografiche ci mettono del loro, contendendosi il premio per l'accostamento più allucinante.
Il mio preferito? Ma che ve lo dico a fare: Anna Tatangelo in coppia con quel bollito panzone di Michael Bolton. Ma che siamo impazziti?!
Faccio un appello a Bolton: Michael caro, già vieni ricordato esclusivamente per un'unica, inascoltabile canzone, il che non è proprio edificante. Ma sei davvero sicuro che sia il caso di venire a grattare il fondo del barile in Italia? Non ti puoi dare alla bottiglia come ogni pop star sul viale del tramonto?
Purtroppo la triste notizia è che sfuma il nostro sogno di duetto tra i Finley e i Tokio Hotel. Sono davvero rammaricata... Il gruppo di fracassoni fintopunk canterà con tale Belinda Peregrín Schull, giovanissima attrice e cantante messicana, definita l'Hilary Duff del suo paese, il che suona un po' come una minaccia.
Sembrano ormai certi anche i duetti di Little Tony con i Gipsy Kings (ossignur, già mi vedo Little vestito da gitano a dimenarsi), Frankie Hi-Nrg con Roy Paci e Max Gazzè con Paola Turci.
Non ancora confermato, ma piuttosto scontato, il terzetto Di Tonno, Lola Ponce e Gianna Nannini, autrice del pezzo della coppia. Così poi potranno utilizzare il brano per un prossimo spot Fiat!
La Loredana pare duetterà con l'amica Ivana Spagna, signora di tutte le mummie del museo egizio del Cairo. Devo dire che nelle mie fantasie più perverse mi ero già immaginata un duetto con l'altra mia grande passione di sempre (ettecredo, le ho pure fregato il nome), miss Donatella Rettore. Accontentiamoci.
Ma la cosa più inquietante, ed allo stesso tempo malsanamente prelibata, sono le voci sull'esibizione di Mietta assieme ai Neri per caso (e siccome ricordarne i nomi è un esercizio che fa molto bene alla mente, eccoli: Ciro, Gonzalo, Diego, Mimì, Mario e Massimo), che reduci dallo strepitoso trionfo in Indonesia (cooooooosaaaaaa???) tornano alla grande sulla scena italiana.
Prepariamoci a una versione del brano stile Astro del ciel.
In attesa di conferme o smentite su questi abbinamenti, tutta Italia resta in trepidante attesa di sapere con chi duetterà il maestro Minghi!

Sunday, January 06, 2008

Sanremo 2008 - Il mio freddo commento a caldo

A un mese dall'inizio della manifestazione che ogni anno ci ricorda quanto i soldi del canone Rai siano ben spesi, spendere anche due parole per i big in gara mi sembra doveroso. Ecco, la prima cosa che mi sento di dire è: grazie di cuore Pippo, perché il tuo contributo ai post di questo blog è inquantificabile!

Dopo questo doveroso ringraziamento passiamo ad analizzare nello specifico i concorrenti di questa edizione. Leggendo la lista si possono immediatamente dividere i partecipanti in tre nette correnti di pensiero: quella giovanilistica "Minkia, sono a Sanremo!", quella (pseudo) autoriale "Sono a Sanremo ma per favore non ricordatemelo", quella senile con l'alzeimer in agguato "Sono a Sanremo?".


I portabandiera della prima sono, ça va sans dire, i Finley, irritanti quanto il camion della raccolta vetro alle 3 del mattino sotto la vostra finestra. Se usasse ancora l'abbinamento del big italiano con il big straniero farebbero degno pandan con quei parrucconi dei Tokio Hotel, provocando la morte di migliaia di ragazzine causa disidratazione dovuta al versamento di troppe lacrime, nonché la mia, dovuta a suicidio.
Inutile specificare che un posto tra i primi cinque è loro assicurato (visto che quest'anno gli Zero assoluto non ci sono), nonché un post su questo blog, il che non è poco! Tra gli altri miracolati di questo gruppo un posto di riguardo ce l'ha sicuramente Fabrizio Moro, che stavolta ci prova con una canzone d'amore. Ed è un peccato perché puntavo su di lui per una bella canzone su Mastella o la monnezza partenopea o l'aumento della benzina o le cellule staminali o il fenomeno Moccia o Rosa e Olindo Romano e via dicendo. E vabbè, sarà per a prossima volta. Non manca nemmeno la coppia di fenomeni da baraccone, Giò Di Tonno e Lola Ponce, a.k.a. il gobbo di Notre Dame ed Esmeralda, nell'omonimo musical di Cocciante, che portano avanti la grande tradizione delle coppie formate da gnoccaconunminimodivoce+cantante, in passato degnamente rappresentata da Luisa Corna+Fausto Leali, Annalisa Minetti+Toto Cutugno, Mietta+Morris Albert (no anzi, dimenticate quest'ultima). Da segnalare che Di Tonno ha all'attivo già due partecipazioni al Festival, nel 1994 e 1995, che nessuno però ricorda. La loro canzone è stata composta per l'occasione da Gianna Nannini, il che non potrà non avere un certo peso specifico sulla giuria, di qualità e non. Non mi sento di spendere più di dieci caratteri tipografici per la solita Anna Tatangelo, in gara con la solita canzone del solito Gigi D'Alessio, nonostante l'argomento riguardi il mondo dei gay. Diciamo piuttosto che, non riuscendo nemmeno lontanamente ad immaginare una benché minima attinenza tra il neomelodico napulitano e il mondo omosessuale preferisco non pensare a cosa la mente di Gigggi abbia potuto partorire stavolta. Idem Meneguzzi. Bastaaaaa! Che il nuovo governo faccia una legge per inibirne la partecipazione ai prossimi festival! Di Grignani, beh, ho letto che ha fatto una dieta per perdere i chili di troppo. Ed infine inserirei nel mucchio anche Mietta (nonostante si possa definire una veterana), perché troppo giovane per essere nel gruppo dei babbioni, perché lontana svariati anni luce da una qualunque velleità autoriale e soprattutto perché a parte una partecipazione ogni 3 anni a Sanremo, si può sapere che cosa fa il resto del tempo?! Ad ogni modo mi aspetto grandissime cose da lei dato che il suo autore è mister Pasquale Panella, che già ci aveva regalato intensi attimi di godimento nel 2006 con la performance ispirata a The ring della divina Anna Oxa con il brano Processo a me stessa.

Della seconda corrente fanno parte la stragrande maggioranza dei partecipanti, al grido di "porto avanti un certo discorso cantautoriale profondo che non è che centri proprio tanto con Sanremo ma la casa discografica mi obblica a venir qui sennò non vendo una fava". Capogruppo il pashminatissimo Sergio Cammariere, raffinato come una porcellana di Limoges e voluto a gran voce da Baudo, che quest'anno aveva esaurito la scorta di Piero Mazzocchetti. Riuscirà a bissare il successo di Tutto quello che un uomo del 2003? Vivo anche senza sapere la risposta. Sicuramente più orecchiabile ma comunque di grande qualità mi auspico sarà Max Gazzè che, con ogni probabilità, si contenderà il premio della critica con il bizzarro Francesco Tricarico che dopo aver dato della "puttana alla maestra" nel suo più famoso pezzo, ha cominciato un percorso di penitenza, partito con il diventare autore per Celentano, che sarà completato solo con la benedizione di Pippo. Avrà il coraggio di mantenersi sopra le righe anche sul palco dell'Ariston? Attendo con ansia la sua performance. Zampaglione? Ma non si era dato al cinema? Ma soprattutto, perché si ostina ad usare il nome Tiromancino? Bennato? Ah, quello de Il gatto e la volpe! Eh no, quello è Edoardo, il fratello più famoso, mentre questo è Eugenio. Ah ecco... L'Aura? Chi? Ah quella di Radio Star! Sì, ma pure quella di Irraggiungibile, presentata a Sanremo nel 2006. Ma chi se la ricorda? Già, il problema è questo; la brava cantautrice, splendida voce, molto talento, ce la mette proprio tutta ma, quando le va bene, viene scambiata per Dolcenera. Figuriamoci quando le va male! Il sempre ottimo Mario Venuti ha nuovamente sbagliato strada, perché non si spiegherebbe altrimenti l'ennesima presenza al Festival. Ma il vero outsider di quest'anno è il grandissimo Frankie Hi Nrg che, se già non era bastata la partecipazione di Er Piotta nel 2004, ci ricorda come il rap stia al Festival quanto Flavia Vento alla fisica quantistica. E per farlo utilizza l'artiglieria pesante, intitolando il brano Rivoluzione. Neanche a dirlo, sono sempre stata una sua fans. E anche stavolta faccio il tifo per lui. Per un posto che vada dal quart'ultimo all'ultimo, ovviamente! Che è sempre sinonimo di qualità. E si farebbe buona compagnia con altri grandi delle edizioni passate.

Ed infine ecco il gruppo vacanze Anni sereni. Gli inossidabili. Quelli che non ti abbandonano mai. I punti fermi della vita di ogni italiano, dopo la famiglia e la chiesa, capeggiati da sua eccellenza il maestro Amedeo Minghi, che sembra sempre più il Nosferatu del film di Coppola.
Capitano in seconda Little Tony, che dopo un brutto problema di salute è tornato in formissima, pronto a regalarci una canzone sull'amore nella terza età, e magari qualche mossa pelvica. Di Toto Cutugno che posso dire. Sapete tutti che è il mio favorito e probabilmente senza di lui questo blog non avrebbe ragione d'esistere. E il pezzo promette bene già dal titolo, Un falco chiuso in una gabbia. Secondo posto, ovviamente. Riguardo a Zarrillo, ormai è un'emanazione diretta dell'Ariston stesso. Colui che considera Sanremo alla stregua dell'annuale appuntamento di pulizia dei denti: non lo si può saltare. Un pilastro di ferrocemento. Da lui non mi aspetto nulla di più che il solito tripudio di melensaggine ultra melodica, ma il solo sapere che anche quest'anno Zarrillo c'è mi fa sentire la terra sotto i piedi. E infine la divina, mia prediletta, Loredana Bertè, che come sempre si fa notare a cominciare dalla storia che c'è dietro il suo brano Musica a parole: frugando tra le sue cose (l'armadio da dove tira fuori le sue divine mise da Madonna di Lourdes grunge?) ritrova un nastro di 25 anni prima inviatole da Alberto Radius, chitarrista dei Formula 3. Lory lo chiama e gli chiede di riarrangiare il pezzo, mentre lei si occuperà di scrivere il testo. E poco importa se la sua partecipazione è stata fortemente spinta da Baudo. Loredana, con tutti i suoi eccessi, è l'ultima vera diva della canzone italiana. E chissenefrega se poi finirà all'ultimo posto: l'importante, dopotutto, è esserci.

Infine vale proprio la pena di soffermarsi un attimo sui due grandi esclusi: la coppia Povia-Baccini lasciati a sorpresa (ma per chi?) fuori dalla lista dei big. Secondo i due il motivo è la loro appartenenza politica unita ad una opposizione delle major discografiche. E per tutta risposta organizzano un contro festival nei giorni della manifestazione, chiamato Indipendent Music Day, nel quale però non interpreteranno la loro canzone festivaliera tanto bella. E nessuno si domanda come mai?