Tuesday, September 25, 2007

Alessio Bonomo - La croce (2000)

Ognuno ha la sua croce. Quella dei telespettatori italiani nel 2000 fu sorbirsi l'ennesimo festival farlocco: quest'edizione vide il trionfo degli Avion Travel che, non ritenuti degni rappresentanti del canzone italiana, scatenarono un putiferio allucinante, con tanto di minaccia d'invalida del verdetto e di intervento del direttore di rete Saccà che promise l'abolizione delle giurie demoscopiche.
Ma il vero caso umano da paginone centrale di Gente fu un altro: il "fenomeno Bonomo".

Contrapponendosi decisamente allo stile "rocchettaro in nome del Signore" di quel genio di Padre Alfonso Maria Parente, il giovanissimo iconoclasta Alessio Bonomo porta sul palco dell'Ariston questo delirio mistico dovuto, presumibilmente, a traumi subiti da bambino durante l'ora di catechismo. A quasi otto anni di distanza, nessuno, tantomeno io, ha ancora capito se La croce fosse un brano geniale o una cagata col botto. Il cantautore napoletano irrompe in scena recitando (letteralmente! Bonomo parla, non canta. Uno stile che può, per certi versi, ricordare i CCCP) su una base musicale ipnotica la sua invettiva contro i falegnami. Più Esorcista o più Esorciccio? Mah, vedete un po' voi.

E ognuno ha la sua croce,
ma certe croci sono enormi
ognuno ha la sua croce
ma certe croci vanno in fiamme
ti divorano le spalle
e ti spezzano le gambe
e ognuno è un falegname
e costruisce nuove croci
e le butta sulla gente.
E c'è chi da questo orrendo costruire
ne esce pure vincitore
vincitore sulle spalle
di chi piano piano muore...
Roba da spaccargli un palo in mezzo agli occhi
o da perdonarli
da baciare la terra coi ginocchi
e rimanere... così...
disarmati sotto il cielo
come una lampadina ancora accesa
nonostante sia mattina...
nonostante sia mattina...

Più che un palo in mezzo agli occhi Bonomo si diede la zappa sui piedi. Perché terminata l'esibizione la platea era sotto choc. E la stampa aveva finalemente un succulento argomento per animare i dibattiti al Dopofestival (che fino a un minuto prima si pensava sarebbe stato proprio il già citato Padre Alfonso Maria).
Si formarono immediatamente le fazioni pro e contro La croce: chi lo definiva un poeta visionario, chi un incapace in cerca di un po' di notorietà. A questo proposito tutti i siti pro-Bonomo ricordano che era secondo in lizza per il Premio della Critica, andato a Jenny B a ex-aequo con Lythium. Ma per questo argomento vale il discorso sulle giurie fatto all'inizio del post.
Fatto sta che nella classifica finale l'eretico Alessio arriva quindicesimo. E Padre Alfonso Maria Parente sesto.
Chiesa 1 - Inferno 0.
Ma se è vero, come recita il testo de La croce, che qualcuno butta la sua croce addosso agli altri, quella di Bonomo centrò esattamente la testa del frate rockettaro, che da lì a poco sarebbe finito in carcere per truffa.
Nelle settimane a seguire, le polemiche per l'esibizione di Bonomo ebbero una certa eco. Attirato dalla "fama" del cantautore, nientepopodimenoche Oliviero Toscani si offrì di girare il videoclip del brano. Dopo la pubblicazione, lo stesso anno, dell'album La rosa dei venti, di Bonomo si sono perse le tracce. Purtroppo è introvabile anche il videoclip girato da Toscani e del quale ho veramente vaghi ricordi. Se qualcuno è in grado di descrivercelo è pregato di farsi avanti!
Recentemente è stata annunciata l'uscita di un nuovo cd di inediti. Se ognuno ha la sua croce, allora questa sarà la nostra?

Monday, September 10, 2007

Marcello Pieri - Femmina (1993)

Il nome dirà molto molto poco ai più. Eppure Marcello Pieri nel lontano 1991, aveva sfrucugliato la balle a tutta Italia col sexy tormentone Se fai l'amore come cammini. Impossibile dimenticare l'aulico ritornello "Se fai l'amore come cammini, cammina con me!". Il brano rimase in classifica fino a metà 1992 a conferma che gli italiani hanno sempre avuto pessimi gusti musicali, e spalancando al cantautore le porte dell'Ariston (capirai... nella Categoria Giovani....).
Pieri, sicuro di non sbagliare, prosegue il filone "donne con feromone selvaggio" felicemente inaugurato da "Se fai l'amore...", scrivendo e interpretando con voce dal timbro "vascorossiano" Femmina, canzone dal memorabile incipit "Tu non sei bella, sei femmina".

Tu non sei bella sei Femmina
Hai nello sguardo il sale
Ti distingui restando ferma
Un'aquila reale
Mi costringi a guardarti
Mi costringi a desiderarti
Tu non sei bella sei Femmina
Di quelle micidiali
Di belle sì ce ne sono in giro
Ne sono piene i giornali
Però mia cara c'è una differenza
É che del sale non se ne può far senza
Femmina, femmina
Tu non sei bella sei femmina, femmina
Dall'aria artistica
Femmina, femmina quando decidi di sì
Ci trovi sempre un perché
Femmina, femmina semplice e vera
Femmina, femmina falsa e sincera
Femmina, femmina
Tu non lo ammetterai mai che sei
Affascinata dai guai
E ogni volta che penso di averti finalmente capita
Tu mi sorprendi e riaccendi la partita
Femmina, femmina
Tu non sei bella sei femmina
La più pericolosa
Contraddizione odio e amore
Rivalità e passione
Mi costringi a guardarti
Mi costringi a desiderarti
Femmina, femmina
Tu non sei bella sei femmina, femmina
Dall'aria artistica
Femmina, femmina quando decidi di sì
Ci trovi sempre un perché
Femmina, femmina semplice e vera
Femmina, femmina falsa e sincera
Femmina, femmina
Tu non lo ammetterai mai che sei
Affascinata dai guai
E ogni volta che penso di averti finalmente capita
Tu mi sorprendi e riaccendi la mia vita
Femmina, femmina
Tu non sei bella sei femmina.


La canzone non si qualificò per la serata finale, ma d'altra parte quell'anno la giuria era priva di qualunque gusto perché analoga sorte toccò al summo capolavoro Caramella di Leo Leandro.
È qui che finisce la storia della "meteora" Marcello Pieri e comincia il mito.
Dimostrazione vivente del biblico detto "gli ultimi saranno i primi" (ma calza a pennello anche la massima confuciana "alcune persone hanno più culo che anima"), il giovane Marcello viene ingaggiato per aprire i concerti italiani del tour di Bob Dylan. La leggenda vuole che fosse stato lo stesso Dylan a volerlo come supporter, ma finché non lo sentirò dalla sua bocca mi rifiuterò di crederci.
Negli ultimi anni il nome di Marcello Pieri è tornato alla "ribalta" (se di ribalta si può parlare) legato alla triste scomparsa di Marco Pantani.
Entrambi romagnoli, durante una cena in una pizzeria partorirono la malsana idea di scrivere un pezzo con il quale il grande campione avrebbe potuto realizzare il suo sogno nel cassetto: partecipare al Festival di Sanremo (d'altra arte c'è chi sogna di andare sulla luna... de gustibus...). Nasce così In punta di piedi, canzone biografica sula vita del "Pirata" destinata a rimanere inedita.

Wednesday, September 05, 2007

Gloria Nuti - Bastardo (1989)

La delicatissima contessina Gloria Nuti da Oxford sbarca al Festival di Sanremo con questo brano che fa della raffinatezza la sua bandiera. A partire dal titolo.
Gloria, cantautrice toscana dotata di una voce roca e profonda (qualche critico dell'epoca la definì una nuova Gianna Nannini), con un passato da corista di vari big tra cui Vasco Rossi, ci ragala uno dei testi più pecorecci della storia del Festival, che sarebbe calzata a pennello in bocca alla Marcella Bella più torbida.
Bastardo è una canzone sulla "prima volta". La verginella protagonista della canzone ha paura ci concedersi al suo uomo, ma pare di capire che, sotto sotto, spera proprio che lui la violenti così si toglierebbe il pensiero! Un discorso che non fa una grinza, no?
Per tutta la durata del brano di assiste a un tira e molla animato da un dubbio di amletica memoria: gliela do o non gliela do. Tutta Italia nel 1989 presumo si fermò per 4 minuti e 41 aspettando col fiato sospeso l'epilogo della vicenda. O forse aspettando l'epilogo di questo obbrobrio e basta. E che epilogo. La canzone si chiude con uno dei versi più memorabili di sempre: "Fammi provare, attento amore, non farmi male". Meraviglioso.

E adesso tu sei qui da me
per chiedermi qualcosa che
io non ti posso dare,
non posso fingere
lo so cosa vuol dire
e non so cosa fare.
E non sorridere perché lo so
che sei un duro e che potrei cercare
solo una scusa per potermene andare,
vorrei, non vorrei
e non so cosa dire.
Hai già capito che è la prima volta
e che ho paura di te,
e non mi dire che non te ne importa
perché stasera hai deciso come andrà a finire
e sai che cosa fare, e sai che cosa dire,
mi sembra chiaro a questo punto
mi vorresti spogliare,
lo posso immaginare,
è questo che vuoi da me.
Bastardo almeno non farmi male!
C'è una luce che ti splende sul viso,
il tuo consiglio è di lasciarmi andare
ed è sparito il tuo sorriso,
mi dici "o.k. lasciamo stare",
tu pensi sempre male.
Eppure adesso non ho più paura,
com'è che adesso voglio vivere quest'avventura,
ma ti sei già alzato, ti sei già rivestito,
mi dici sei una bambina, ancora non hai capito,
stavolta è tutto finito,
e adesso che vuoi da me?
Bastardo almeno fammi provare!
E adesso sono qui da te
per chiederti fammi provare,
attento amore, non farmi male.

Che dire se non che Gloria perse la verginità e con questa anche la possibilità di passare alla fase finale. Da menzionare assolutamente il lato B di Bastardo, dall'effetto involontariamente esilarante dopo l'ascolto del lato A: Amore platonico. Doppiamente meraviglioso.

Monday, September 03, 2007

Lipstick - Che donne saremo (1990)

Dodici anni prima delle Lollipop, c'erano loro a tenere alte le quote rosa all'Ariston: le Lipstick, la risposta italiana alle Bananarama.
Per la verità la definizione più calzante sarebbe la risposta femminile agli Europe, gruppo al quale si ispiravano per fonature e abbigliamento ad alto tasso di ecopelle.
Composto da cinque musiciste lombarde (Isabella, Katia, Cris, Marisa e Raffaella), le Lipstick puntavano molto sulla loro immagine di ragazze dure, cresciute in periferia dove l'aria è popolare ed è più facile sognare che guardare in faccia la realtà. Peccato che il loro produttore era Red Canzian dei Pooh, il gruppo più "volemose bbene" d'Italia, quello stesso anno vincitori nella categoria big con il tormentone trash Uomini "dio delleeee cittàààààààà" soli.
Loro ci provano, ci danno dentro con la batteria, la chiatarra, la voce roca di Isabella grida incazzata nel microfono. Ma a che serve quando ti tocca cantare versi del tipo "Noi ragazze un po' pazze e un po' naufraghe... che donne saremo, signore frustrate o guerriere che non si fanno incantare mai...".
Signore frustrate lo furono sicuramente; alle Lipstick va certamente il Sanremino d'oro al gruppo più scalognato di sempre. Durante la prima esibizione live la batteria non si sentì per quasi la totalità del brano, compromettendo moltissimo la qualità del brano. Alla seconda esibizione, per par condicio, non si sentì la chitarra. Che culo. Un bel pellegrinaggio a Lourdes?
Per rendere giustizia alle Lipstick, eccovi il testo integrale:

In questo albergo in mezzo a una città
Mentre mi spoglio e fuori è chiaro già
Penso alle brave ragazze normali
Che per sposarsi fan salti mortali
Che danno in casa più soldi di noi
Noi quelle che chissà
Cosa abbiamo in testa
Che donne saremo
Che faremo di noi
Noi ragazze un po' pazze e un po' naufraghe
Cosa diventeremo mai
Noi siamo nate un po' fuori città
Non siamo andate all'università
Però in vent'anni nei nostri quartieri
Ne abbiamo viste di tutti i colori
Almeno questa è una strada che va
Chissà se porta in gabbia
O fuori dalla nebbia
Che donne saremo
Quando il tempo verrà
Signore frustrate o guerriere che
Non si fanno incantare mai
Che donne saremo
Quando avremo l'età
Che sparare alla luna non serve più
Chi si fiderà mai di noi
Che donne saremo
Cosa diventerà
Questa testa mia piena di musica
Questa voglia di libertà
Che donne saremo
Cosa diventerà
Questa testa mia piena di musica
Questa voglia di libertà.

Putroppo, sicuramente a causa dei problemi tecnici (certo, certo...), le Lipstick vennero eliminate. Dopo il Festival pubblicarono un album dall'emblematico titolo Lipstick, ma il suo scarso successo portò allo sciogliemento del gruppo.
E pensare che in giro c'è ancora tanta gente ignorante che parlar male di Jo Squillo e Sabrina Salerno!

Sunday, September 02, 2007

Leo Leandro - Caramella (1993)

Nonostante l'impronta fortemente “ciellina” del Festival, il sesso ha sempre fatto prepotentemente capolino nei testi; garbatamente e ironicamente negli anni 60, più sfrontatamente negli anni 80 e in maniera decisamente esplicità dagli anni 90 in avanti, facendo più volte incazzare i più bacchettoni. Durante la scorsa edizione, ad esempio, il Vescovo di Ventimiglia e Sanremo è sceso in campo per scomunicare il malcapitato di Patrizio Babù, giovane proposta che nella sua canzone Peccati di gola chiedeva alla sua partner di alzare la sottana, e aprire la sua persiana, perché è figlia di puttana la femminilità. Roba da romanzetto rosa d'appendice in confronto al pezzo di cui sto per parlarvi. Incredibile, infatti, che nel 1993 nessun altro prelato fosse insorto contro Leo Leandro e la sua Caramella.
Perché? È molto semplice: Caramella parla di un uomo che adesca una minorenne comprandogli le caramelle al bar. E mentre lei mastica le sue caramelle lui la osserva lasciandosi andare a lubrici pensieri: "Caramella all'albicocca, guarda che bocca. Caramella alla mora, guarda che bona. Caramella anche alla mela, che seno a pera." Sublime.
Condisce il tutto lo scanzonato stile pop/blues molto simile al primo Alex Britti (quello de La vasca, giusto per intenderci) e il delizioso coretto che ripete il bellissimo verso "Caramella alla pera, che merendera" (coooosa???). Siccome sarebbe profondamente ingiusto privarvi di questa meraviglia, ecco il testo integrale:

Esco dal portone e poi via
Sei sempre sotto lì casa mia

Che sventola, mi guardi e vai via
E poi ti giri, mamma mia
E mastichi qualcosa, cos'è, cos'è
Andiamo al bar, mi prendo un caffè
Tu prendi tante caramelle
Ti guardo e sento brividi a pelle

Caramella all'albicocca, guarda che bocca

Caramella alla mora, guarda che bona
Caramella stammi stretta, ma quanta frutta
Ti chiedo un bacio e ti fai brutta

Caramella alla pera, che merendera
Caramella anche alla mela, che seno a pera
Vieni a casa mia stasera

Ma vieni sola, mi ridi in faccia scappi via

La sveglia ormai non mi serve più

Uno squillo, e già io so che sei tu

Mi pensi, io ti penso di più

Hai sedici anni, ma guarda tu
Ormai io li ho passati da un po'
Ma tu mi piaci troppo però

Mangi troppe caramelle, scappi e lasci i brividi a pelle

Caramella all'albicocca, guarda che bocca

Caramella alla mora, guarda che bona

Caramella stammi stretta, ma quanta frutta
Ti chiedo un bacio e ti fai brutta
Caramella alla pera, che merendera

Caramella anche alla mela, che seno a pera

Vieni a casa mia stasera
Ma vieni sola, mi ridi in faccia scappi via.

Probabilmente il brano sanremese più trash di sempre. È inutile dirvi che Caramella venne eliminata e di Leo Leandro non è rimasta traccia da nessuna parte.
Peccato perché il pezzo non avrebbe assolutamente sfigurato nell'edizione di quet'anno. Da ascoltare e riascoltare a volontà, a patto che poi vi purifichiate ascoltando l'intera discografia di Frate Cionfoli.

Saturday, September 01, 2007

El Puma - Due come noi (1984)

A El Puma, ovvero José Luis Rodríguez González, andrebbe sicuramente il "Sanremino d'oro" al personaggio più incredibile che abbia mai calcato il parquet del teatro Ariston.
Il nome dirà davvero poco ai più, ma giusto per dare un'idea della sua celebrità all'epoca è fondamentale specificare il fatto che El Puma non gareggiava ma bensì era uno degli ospiti d'onore. Di fatto fu la prima star canora sudamericana importata in Liguria, usanza che da lì in avanti avrebbe preoccupantemente cominciato a dilagare (la partecipazione di Paolo Meneguzzi, svizzero di nascita ma musicalmente formatosi in Cile, ne sarà il peggior esempio).

Nato in Venezuela, conquista la celebrità in patria grazie soprattutto alla sua attività di attore di telenovelas (proprio da una di queste nasce il suo animalesco soprannome). A quest attività affianca, con successo, quella di cantante. Viso tenebroso, animo caliente, e canzoni da pomicio selvaggio, abbraccia in pieno lo stile "
pirata e signore" di Julio Iglesia, col quale duetterà in un tripudio di mocassini bianchi.
Nel
1981 partecipa all'immancabile festival di Viña del Mar, la più grande kermesse canora sudamericana. Qui la sua biografia sconfina pure nel fanta-politico perché il brano presentato, dedicato al Cile, non nascondeva le sua avversione per il regime di Pinochet, che immediatamente lo segnò sul suo blocco notes sotto la voce "antipatici".
Risiede per qualche tempo a Miami dopodiché sbarca in Italia per prendersi i 15 minuti gloria che il nostro paese non ha mai negato a nessun disgraziato. Durante la sua permanenza nella penisola ha addirittura l'onore di cantare la celeberrima
C’est Venice (guarda il filmato della sua esibizione), ennesima perla del maestro Toto Cutugno sul tema dello spronfondamento della città lagunare!

Torna in Venezuela e ancora una volta ficca il naso in politica, appoggiando la candidatura di Carlos Andrés Peréz alla presidenza. Continua a recitare e firma contratti con etichette discografiche prestigiose come Sony e Universal. Nel 1995 fonda un canale musicale alla MTV che chiama con il decisamente poco celebrativo nome Puma TV. Negli anni successivi conduce programmi sia in America Latina che negli Stati Uniti e nel 2006, in pieno delirio di onnipotenza, crea la sua fragranza per l'uomo che non deve chiedere mai chiamata naturalmente El Puma Parfume (bentornati anni '80!).
Nell'ultimo anno il nostro poliedrico artista è tornato a recitare in una telenovelas, ha doppiato film, ha continuato a presentare show e cantare, ha creato una sua linea di merchandising e si parla di lui come possibile giurato all'edizione
2008 di Viña del Mar.

Come ultima prelibata ciliegina candita su una torta di panna, la leggenda racconta che
El Puma sia stato l'ispiratore del personaggio di "El Pube" nell'omonima, geniale, canzone di Elio e le storie tese, contenuta i Eat the phikis. Ma, ripeto, questa è solo una leggenda...

Dopo tutta questo rimane davvero poco da dire sul pezzo cantato a Sanremo:
Due come noi è una ballata soporifera da balera, in ritardo di almeno vent'anni sul genere, che non avrebbe certo sfigurato in bocca a un Gino Latilla negli anni '50.
Ma nonostante questo non si può non venerare El Puma Rodriguez!
Consiglio a tutti una visitina al suo sito ufficiale per farvi un'idea della popolarità in patria di questo signore e rifarvi gli occhi con la sua delirante "gallery" con tanto di foto delle vacanze!