Tuesday, August 28, 2007

Eugenio Finardi - Amami Lara (1999)

Un messaggio universalmente allarmante quello che emerge da questo brano: la Playstation fa malissimo. Rincoglionisce completamente, stermina i neuroni, sparge il sale su quel poco che rimane nella scatola cranica e tanti saluti.
Non si spiega altrimenti questo caduta in picchiata di un cantautore eccellente come Eugenio Finardi (autore di canzoni splendide come Le ragazze di Osaka, Diesel, Musica ribelle, solo per citarne alcune) che, con questa Amami Lara, non solo tocca il fondo ma lo trapassa in direzione del centro della terra.
Se vi state domandando il perché è presto detto: la Lara del titolo è proprio Lara Croft, la tettonissima archeologa virtuale protagonista di Tomb Raider.
In questo brano, Finardi racconta il rapporto tra un uomo solo che in un mondo di "anoressici sentimentali" (citando il testo) ha l'illusione di trovare un po' d'amore comandando l'eroina nel gioco. Il protagonista tribola assieme a lei nel superamento dei pericoli, le grida di stare attento, la prega di rivorgergli almeno uno sguardo. Che dire: un vero inno del sociopatico!

Lara lotta sola contro il mondo
Cerca di sentirlo meno finto
Lara vuole andare fino in fondo
Sola persa nel suo labirinto
Lei non sa che la so vedere
Lei non lo sa che le vorrei dire
Amami Lara
Amami ancora
Guardami dentro solo un momento
Fermati un poco esci dal gioco
Fatti aiutare non ricominciare
Dammi un minuto fammi salvare.
Credo nella forza dell'amore
Chiedo più rispetto ed attenzione
Ma negli occhi della gente
Leggo solo delusione
Quel che sento non vale niente
E'solo un sogno, un'illusione.
Amami Lara
Amami ancora
Guardami dentro solo un momento
Fermati un poco esci dal gioco
Fatti aiutare non ricominciare
Dammi un minuto fammi salvare.
Soli nel tempo indifferente
A caccia di tutto ma non resta niente
Cambia la faccia degli ideali
Tutti anoressici sentimentali.
Lei non sa che la so vedere
Lei non lo sa che le vorrei dire
Amami Lara
Amami ancora
Guardami dentro solo un momento
Fermati un poco esci dal gioco
Fatti aiutare non ricominciare
Dammi un minuto fammi salvare.
Amami Lara
Giochiamo ancora.

A chi chiese come gli fosse venuta in mente l'idea di questa canzone, Finardi rispose di aver composto la musica mentre suo figlio giocava a Tomb Rider. Si si, adesso la colpa è del figlio...
Il pezzo si piazzò undicesimo su un totole di 14 canzoni in gara e venne inserito esclusivamente come bonus track nella riedizione dell'album del 1998 Accadueo.
Poco tempo fa ho avuto modo di vedere Finardi dal vivo e voglio rassicurare tutti sul fatto che Amami Lara non era in scaletta!

Per quest'anno non cambiare, stessa spiaggia, spesso mare

Parafrasando il delizioso motivetto di Piero Focaccia, sono felice di annunciarvi il primo anno di vita si SanreMOSTRI. E nonostante l'impossibilità, soprattutto negli ultimi mesi, di aggiornare il blog, vi invito a restare fedeli frequentatori del ponente ligure. Dopotutto perché andare fino in Sardegna per trovare uno Smaila o un Calà qualunque quando qui potete incontrare gente interessante come Toto Cutugno! Quindi preotate la vostra sedia sdraio fronte mare algoso per tutta la stagione: nuovi post vi attendono.
Un grazie a tutti quelli che ci hano letto, che ci leggeranno, che hanno mandato suggerimenti e che hanno avuto pazienza durante i periodi di silenzio stampa.
Grazie a tutti.

Wednesday, August 08, 2007

Domenico Mattia - Tulilemble (1981)

Rimaniamo nel 1981 per parlare dell'unico vero idolo di questa edizione: tal Domenico Mattia.
Escluso dalla finale e successivamente dimenticato da tutti. Strano, con un pezzo accattivante, a cominciare dal titolo, come Tulilemble mi sarei immaginata una grandinata di dischi d'oro.
Vent'anni prima dei Turu turu di Giada e Francesco e dei www.mipiacitu dei Gazosa, Mattia, crea un linguaggio tutto suo per riuscire a dichiararsi all'amata e non cadere nel ridicolo: "Tulilemble blu tulilemble blu tu li lè è soltanto un modo per dirti muoio per te". Provatelo con le vostre fidanzate. Se non chiamano immediatamente la neuro il successo è assicurato!
L'indiavolato arrangiamento rockabilly del brano, in ritardo di più di vent'anni sul genere, e la volontaria storpiatura delle parole (immaginate Mal dei Primitives che imita Piero Pelù...), rendevano il tutto ancor più meravigliosamente insensato.

Non ho il cavallo bianco
nè il mantello di velluto però
se mi darai l'anello ciò che voglio
prima o dopo l'avrò.
Che cos'altro si può dire?
Dai usciamo di qua.
A quest'ora della notte che si fa?

Tulilemble blu tulilemble blu tu li lè
è qualcosa che di sicuro piace anche a te.
Tulilemble blu tulilemble blu tu li là
e la nostra storia d'amore comincerà
e più bella sarà.

Non credere che io sia matto
voglio solo dirti che
non è mai stato facile per una donna
stare con me.
Se però ci vuoi provare
il mio regno ti do
e non chiedermi le cose che non ho.

Tulilemble blu tulilemble blu tu li lè
è qualcosa che di sicuro piace anche a te.
Tulilemble blu tulilemble blu tu li là
e la nostra storia d'amore comincerà.
Tulilemble blu tulilemble blu tu li lè
è soltanto un modo per dirti muoio per te.
Tulilemble blu tulilemble blu tu li là
e la nostra storia d'amore comincerà.

Dopo la fugace apparizione all'Ariston, del nostro idolo non esiste alcuna traccia, né sul mercato discografico, né su internet. Se qualcuno ha notizie vi prego di farcele avere!

Tuesday, August 07, 2007

Marcella Bella - Pensa per te (1981)

Sinceramente non conoscevo questo pezzo. Ad un mercatino scovai il 45 giri nascosto sotto la titanica (e diabetica) discografia completa di Albano e Romina. Marcella era lì, ritratta in colori fluo, più anni 80 degli anni 80 stessi, con t-shirt extralange giallo canarino annodata in vita e in una posa incomprensibile. Questo fu sufficiente per desiderare ardentemente di fare mia questa perla discografica.

Quella del 1981 fu un'edizione davvero ricca. Sul palco dell'Ariston sarebbero risuonate le note di canzoni tutt'ora indimenticate: Per Elisa di Alice, Maledetta primavera di Loretta Goggi, Ancora di Edoardo De Crescenzo, Sarà perché ti amo dei Ricchi e poveri, Caffè nero bollente di Fiorella Mannoia, solo per citarne alcuni. Contro questi pezzi da novanta cosa decise di portare la panterona di Catania, a parte i capelli più fonati del creato? Beh, cosa se non questa meravigliosa Pensa per te, scritta su misura per lei dal solito fratello Gianni con l'inseparabile Bigazzi, un brano impegnato ed emozionante quanto la lettura del ricettario di Suon Germana. E non a caso parlo di cucina. Il pezzo, infatti, comincia regalandoci una profonda perla di saggezza culinaria della quale dovremmo fare tesoro: "il limone non ci va sul pesce!" grida lei, durante i preparativi per la cena. Cena organizzata da lui per portarsela a letto dopo qualche bicchierino di troppo. Ma Marcella, che è donna di mondo, ha capito il suo piano e vuole evitare coinvolgimenti che le spezzeranno il cuore in futuro.
Ma apprezzerete questo pezzo pienamente solo dopo averne letto il meraviglioso testo integrale:

Il limone non ci va sul pesce
Scotta ancora la banana flambè
Dammi il vino che non ti riesce
Ad aprirlo mangia e pensa per te
Pensa per te
Che a me ci penso da me
Anche perché stasera
Con il sesso voglio andarci piano
E il tuo piano non funziona con me
Stiamo in folle è meglio se evitiamo
Materassi a molle whisky e moquette
Pensa per te
Che a me ci penso da me
Anche perché ognuno pensa per se
Pensa per te
Che a me ci penso da me
Anche perché stasera
Stiamo in folle e un bacio ci scatena
Non ci addormentiamo fino alle tre
E poi ci vuole la dolcezza
Sarò fatta male sarò pazza
Ti voglio bene con un cuore di ragazza
Che ogni volta mi si spezza in tre
Stasera pensa per te pensa per te
Che a me ci penso da me
Anche perché ognuno pensa per sé
Pensa per te che a me ci penso da me
Anche perché stasera
Stiamo in folle meglio se evitiamo
Materassi a molle whisky e moquette
E poi ci vuole la dolcezza
Sarò fatta male sarò pazza
Pensa per te che a me ci penso da me.

La canzone si piazzò solo diciottesima, vedendosi sorpassare pure da quel supplizio sonoro che era Blue di Sterling Saint-Jacques (leggi il post che ho dedicato a questo capolavoro),
E' la stessa Marcella ad indicare ancora oggi Pensa per te come il suo peggior pezzo da lei mai interpretato. Viva la sincerità.

Monday, August 06, 2007

I figli di Bubba - Nella valle dei Timbales (1988)

Il 1988 fu, senza ombra di dubbio, una annata pregna di memorabili fatti: il trionfo di Massimo Ranieri con Perdere l'amore, canzone tutt'ora in auge sotto le docce di tutto il mondo, il sesto posto di Mino Reitano con l'imprescindibile Italia, l'ennesimo secondo posto di Cutugno, l'esordio di futuri big quali Biagio Antonacci, Giorgia e Mietta. Ma perché parlare di tutto questo quando posso dedicare un post a I figli di Bubba?
Nonostante quell'edizione fosse tutt'altro che sottotono, nessuno li ricorda o cita mai. Forse perché la formazione era composta da emeriti sconosciuti? Mmm, vediamo... c'era un tal Mauro Pagani, un certo Franz Di Cioccio e poi i signori Enzo Braschi e Sergio Vastano...
Meglio fermarsi un attimo. Delle quattro persone nominate fin'ora, almeno due sono classificabili come monumenti viventi della musica italiana: Pagani e Di Cioccio, entrambi membri della PFM (Di Cioccio nè è a tutti gli effetti il fondatore) entrambi polistrumentisti, cantanti, geniali autori.
Braschi e Vastano non necessitano di presentazioni. D'accordo, la loro capacità di far ridere è sempre dipesa dalla quantità di negroni trangugiati prima di vedere una loro trasmissione, ma è impossibile parlare di comicità italiana anni 80 senza nominarli.
Aggiungiamo a questi quattro altri 3 curiosi personaggi: Giorgio Manfredi (scrittore, saggista, cantautore e sceneggiatore) e i giornalisti Roberto Gatti e Alberto Tonti.
Insomma, cosa ci si poteva aspettare da questo trust di cervelli? Beh, immagino qualcosa lontano anni luce da Nella valle dei Timbales.
Per la verità, mascherato da una melodia presa a prestito da Tropicana del Gruppo Italiano e un testo decisamente surreale, il brano è una critica allo yuppismo imperante, tematica molto ricorrente verso la fine degli anni 80. La valle dei Timbales è un'isola felice, lontano dal logorio della vita moderna, dove Celentano non canta, non c'è la Carra e non bisogna compilare un 740: praticamente un inno ai paradisi fiscali come le isole Cayman.

Dopo una vita di risparmi, di bot e cct
Io devo proprio riposarmi, andare via di qui
Fanculo all'esclusiva, fanculo alla tivù
Saluti a tutti quanti, non vi vedrò mai più
Andrò laggiù nella valle dei Timbales
Tra peones, marones, salmones, daiquiri e bon bons
Laggiù dove la femmina è procace
Vivace, mordace, fugace, vorace lo so
Laggiù senza il sette e quaranta, Celentano non canta
La Carrà non c'è più
Laggiù con le dita nel naso, le lenzuola di raso
E il mio amore Mariù
Mi mancherete tutti lo so
Chissà come farò senza la faccia di Andreotti
Non sopravviverò
Senza lasagne surgelate, la maschera antigas
Le ferie intelligenti, la turbo e l'ananas
Andrò laggiù nella valle dei Timbales
Tra peones, marones, salmones, daiquiri e bon bons
Laggiù dove la femmina è procace
Vivace, mordace, fugace, vorace lo so
Laggiù senza colpo ferire
Sdraiarmi a dormire
Laggiù con la man nella mano
A guardare lontano
Senza sapere perché
Laggiù con le dita nel naso, le lenzuola di raso
E il mio amico Tommaso
Laggiù senza colpo ferire
A sdraiarmi e dormire
E pensare un po' a voi
Laggiù lontano lontano
Io vi passo la mano
E vi saluto ancora un po'.

Troppo poco demenziali per poterli considerare a tutti gli effetti colleghi di Elio e le storie tese, troppo poco impegnati per considerarli un gruppo "serio", troppo talentuosi i componenti per fregiarsi almeno del titolo di gruppetto "meteora". Forse
è per questo che nessuno li ricorda? Forse neanche i componenti stessi ricordano di aver fatto parte di questo gruppo. Che poi , ad essere onesti, in classifica si piazzarono quattordicesimi su un totale di 26 concorrenti. Più che onesto.
Dopo sanremo il gruppo incise un album dal titolo Essi, con copertina ipertrash con taroccamento del logo Esso. Geniale. Dopodiché tutti tornarono alle cose a loro più congegnali: Pagani e Di Ciaccio tornarono a fare i musicisti impegnati, Mafredi, Gatti e Tonti alla scrittura, Braschi si dedicò allo studio dei nativi americani e Vastano... boh... però lo scorso anno è finito all'isola dei famosi...

Dimenticavo di precisare che che il gruppo prese il nome dal giornalista sportivo di "90° minuto" Giorgio Bubba.

Un'ultima curisità per musicisti feticisti: Roberto Gatti, durante l'esibizione all'Ariston, suonava uno strumento chiamato (ma guarda che fantasia) "bubbafono", un parallelepipedo di legno con pulsanti e manopole che emetteva suoni a casaccio, diversi a seconda della pressione esercitata con i polpasterlli. Di quello strumento ne esitono solo due esemplari al mondo quindi se scoprite che un vostro amico ce l'ha siete assolutamente legittimati a sottrarglielo con l'inganno!