Friday, February 17, 2012

Sanremo 2012 - La quarta serata: Nilla Zilli canta "Grazie dei fior di papavero da oppio"

No, non sono stata soffocata nel sonno dai capelli della vendicativa Nina Zilli. Purtroppo, mercoledì sera il lavoro mi ha permesso di vedere distrattamente solo una manciata di esibizioni. Ed anche se ho rimediato guardando le performance in differita su YouTube, ammetto che non mi dispiace non sprecare troppe parole per una serata più adatta alle Teche Rai che ad una terza puntata festivaliera e per giunta senza peso alcuno sulla competizione vera e propria.
Momenti che resternanno indelebili nelle nostre menti, per carità di dio, ce ne sono stati eccome, a cominciare dal terzetto composto dalla negra alcolizzata, il ladro di motorini e l'esaurita con tendenze suicide, che trasformano il palco dell'Ariston in un colsultorio familiare.
Per non parlare del grande Aphex Twin travestito da Patti Smith che ci ha emozionato con la sempre magnifica Because the night, passando per il dolcevita indossato sotto la camicia da Cristiano Godano, in pieno stile gigolò in riviera anni 70.

Veniamo dunque alla quarta serata, quella dei duetti autoctoni.

Noemi e Gaetano Curreri: Curreri conosce bene Noemi, avendo già duettato con lei e scritto (assieme a Vasco Rossi) il brano Vuoto a perdere. Performance incolore, capelli della cantante a parte.

Gianluca Grignani, Pierdavide Carone, Lucio Dalla: il buono, il brutto, il cattivo. O "Le tre età" di Klimt, se preferite un riferimento più alto. Il pezzo, incredibilmente, ne esce rafforzato da questa performance. Ma il pensiero che il palco sia invaso da sodomiti strafattoni mi inqueta comunque.

Dolcera e Max Gazzè: pure Godzilla sarebbe inibito da quell'idrovora urlante di Dolcenera, figuriamoci il timido ubriaco Max Gazzè con la sua voce ad ultrasuoni.

Loredana Bertè, Gigi D'Alessio e Fargetta: Respirare IN DA HOUSE. Con lo squallido Fargetta, il pezzo squisitamente anni 80 di Giggi e Loredana si trasforma nella peggiore techno anni 90. Ma chissenefrega; tutto è talmente brutto, pacchiano, demodè oltre ogni limite, che per me è subito amore. Da segnalare il pubblico in delirio a fine esibizione, probabilmente in pieno trip da pasticconi o, più probabilmente, perché la camorra sta tenendo in ostaggio i loro figli.

Chiara Civello e Francesca Michielin: dopo l'incommentabile duetto con Shaggy della sera prima, la Civello prova a rassicurare lo spettatore portando sul palco la giovane Francesca, vincitrice dell'ultima edizione di X-Factor. Povera, piccola Francesca, vestita con un abito che sarebbe stato eccessivo anche per una Barbie di metà anni 80, e costretta a cantare una brutta canzone non ancora, evidentemente, imparata a sufficienza. Dopo un attacco completamente sbagliato, la Michielin le prova tutte, facendo un po' la Dolcenera e le svirgolate alla Nina Zilli, ma è una battaglia persa.

Samuele Bersani e Paolo Rossi: basta, davvero. La deriva di Bersani nella parte del "sono il cantante di sinistra" non la si regge proprio più. Molto meglio sarebbe stato duettare con Paolo Rossi il calciatore. Perlomeno si restava in tema pallone senza farci due palle così.

Eugenio Finardi, Peppe Servillo e Ensemble Futuro: pezzo e cantante, l'ho già detto in tutte le salse, non sono certo sta gran botta di vita, ma la presenza di un raffinato interprete come Servillo lo nobilita e lo rende certamente più godibile, anche dal punto di vista visivo, grazie al suo stile sempre molto teatrale. Da segnalare la presenza sul palco dell'Ensemble futuro, progetto multietnico di integrazione musicale del Conservatorio di Milano, del quale fa parte la stessa figlia di Finardi.

Nina Zilli e Giuliano Palma: no dai, proprio non ce la faccio. Se vi piacciono così tanto a tutti e due i ritmi in levare, levatevi dalle palle e andate a fare il vostro rocksteady da due soldi in un circolo di strafattoni di provincia. D'altra parte, quella cofana di capelli non può non servire a nascondere le pipette di crack come ci insegnò la defunta Amy Winehouse. Meraviglioso il lapsus di Morandi a fine esibizione, che chiama la Zilli Nilla.

Arisa e Mauro Ermanno Giovanardi: sapete quanto io ami il Giovanardi. Ma questa volta Mauro Ermanno sembra leggermente moribondo. Sarà forse colpa dei leggins ultraskinny a vita bassa che indossa? Però che classe quando la voce si scalda un po'. Se poi aggiungiamo sul palco la presenza, in qualità di violinista, di Mauro Pagani (già direttore d'orchestra per Arisa), beh, siamo su un altro pianeta.

Emma e Alessandra Amoroso: Come sono invecchiate male Jo Squillo e Sabrina Salerno. E come è peggiorata la loro musica. In un paese civile, il pezzo di Emma sarebbe vietato ai maggiorenni e la sua esistenza, così come quella della Amoroso, sarebbe dichiarata un crimine contro l'umanità. Ma è chiaro che Morandi abbia un debole per lei perché il suo cognome gli ricorda il colore della merda.

Matia Bazar e Platinette: Platinette abbandona parrucca e ciglia finte per realizzare il sogno di ogni gay: cantare Parole parole di Mina.

Francesca Renga e il Coro Internazionale Scala & Kolacny Brothers: Renga si presenta con una vestaglia da camera in velluto rosso che prima d'ora avevo visto addosso solo a Hugh Hefner e porta con se le fans, a fare il coretto come ai concerti. Mancano solo i braccialetti fosforescente al buio e le fascette con scritto "Renga bono". Però, quando apre la bocca per mostrare quell'abbagliante bidè è davvero irresistibile.

I big sono terminati ed ora sarebbe il turno delle nuove proposte, se non fosse che la Rai decide di perdere ancora un po' di tempo ed aspettare la mezzanotte. D'altra parte son tutti ragazzini, quindi non gli dispiacerà attendere l'ora in cui solitamente arriva Babbo Natale. E dopo un simpatico siparietto in cui Rocco Papaleo e il suo pianista fanno musica degna di un bar di vecchie troie ecco finalmente il futuro della musica italiana:

Alessandro Casillo: mancano pochi minuti alla mezzanotte e Casillo, essendo minorenne, deve sottostare alla solita legge di retaggio fascista che non prevede minorenni in tv dopo quell'ora, pena la fucilazione immediata. Legge che, ascoltandolo cantare, mi pare più che giusta, facendomi inoltre riflettere su quanto il controllo delle nascite su modello cinese andrebbe importanto anche nel nostro paese.

Iohosemprevoglia: look da Fallout boy e sonorità alla Bee Hive, i ragazzi pugliosi ci regalano una memorabile performance: la chitarra del frontman non proferisce suono ma solo perché lo spinotto è visibilmente staccata dall’amplificatore e nessuno se n'era accorto. O forse era solo un'abile manovra di sabotaggio ad opera degli IOHOSEMPREBVOGLIADILIBERARMIDELNOSTROCANTANTE.

Marco Guazzone: resta sempre il meno peggio del male assortito gruppetto di giovani e stasera la sua voce ha qualche incertezza in meno rispetto alla prima esibizione. Ma che fatica, signori miei.

Erica Mou: ecco di nuovo la cantautrice catocomunista anni 70, con la segreta ambizione d'essere la nuova ragazza immagine di Fornarina. Braccia rubate ai lavori di casa.

Scontata la vittoria del piccolo Alessandro Casillo, che causa l'ora tarda è già stato spedito a calci in albergo a farsi rimboccare le coperte da Lucio Dalla.

Tra i big non accedono alla finale i Matia Bazar e Chiara Civello, che spero con tutto il cuore sia costretta a farsi il volo di ritorno negli Stati Uniti seduta di fianco a Shaggy.

3 comments:

Aldo said...

Spettacolare come sempre.
Aspetto Sanremo solo per leggere il tuo blog... ti prego! Fai qualche post anche durante l'anno!!!!

Anonymous said...

Miss, sposami, che ti lovvo...

non puoi farci aspettare un anno per quattro post

WM

blogdiout.worpdress.com (abbiamo cambiato piattaforma: il link che hai sul blogroll non va più bene)

Missrettore said...

uh, provvedo subito a cambiare il link! Grazie come sempre i complimenti!