Sunday, December 31, 2006

Leandro Barsotti - Fragolina (1997)

Siore e siori, a grande richiesta ecco a voi mister Leandro Barsotti!
Non riuscivo a capire come mai ricevessi costantemente richieste di dedicare un post a questo oscuro personaggio.
Così ho spolverato la mia audiocassetta Supersanremo '97 e ho riascoltato Fragolina. E tutto mi apparso nella sua chiarezza!
Barsotti è un genio, uno di quei geni che capiremo tra 20 o 30 anni. In ogni caso adesso, a quasi dieci anni dalla sua partecipazione al Festival con questo brano nella categoria Nuove Proposte (per la verità partecipò, molto in sordina, anche l'anno prima), il mondo non è ancora pronto a capire il suo linguaggio metafisico.

Già leggendo la sua biografia si capisce che non siamo davanti ad un uomo comune. Si laurea in criminologia e contemporaneamente si dedica alla sua grande passione per la musica fondando un gruppo a metà tra il jazz e il rock (???). Quando la band fu vittima del furto di tutti gli strumenti, Leandro capì che qualcuno gli stava inviando un chiaro segnale: doveva abbandonare il gruppo ed intraprendere una carriera solista.
Qualunque sia la divinità che gli inviò quel segnale, io mi chiedo: ma si poteva fare una padellata di cavoli suoi? Il punto di forza di Barsotti sono sicuramente testi e titoli dei suoi brani (anche perché le potenzialità vocali sono pari a zero): Ho la vita che mi brucia gli occhi, Dio beve champagne, Pellerossa love, Mick Digei sono solo alcuni dei titoli della sua sconfinata discografia. Ma perlomeno, masochisti e partenti del cantante a parte che comprarono gli album, nessuno ebbe la sfortuna di ascoltarli.
Purtroppo Fragolina, in virtù della partecipazione al Sanremo del 1997, venne ascoltata da una media di 13 milioni di spettatori, che comunque presumiamo abbiano cambiato canale dopo la prima strofa.
Come detto in precedenza, Barsotti opta per un linguaggio metafisico: insomma, il testo è un'accozzaglia di parole messe insieme a casaccio dove le uniche cose comprensibili sono, nell'ordine, l'uso di sostanze stupefacenti dell'autore unita ad una rara incapacità e la passione dello stesso per il culo di Fragolina... tutto sommato avrei preferito non capire nemmeno questo.
Ma gustatevela:
"Sono affacciato sul balcone del cosmo
Guardo la gente che cammina giù nel cielo
Passa un'astronave bionda
I miei amici mi salutano dagli oblò
Un pezzo a me un pezzo a te
Mi vedo vagabondo a mezzanotte
Che cerco prede per il libero amore
Divento un calabrone intorno al tuo alveare
Aspetto che mi lasci entrare
Un pezzo a te un pezzo a me
Non andar mai via fragolina mia
Non lo vedi che lo adoro il tuo culetto d'oro
Non lo vedi che ti adoro
Oh no fragolina mia
Un pezzo a me un pezzo a te

Sono affacciato sul balcone del cosmo
Faccio esperienza uscendo dalla mia pelle
Una nuova regola per questo universo
Non esiste più la forza di gravità
Un pezzo a me un pezzo a te
Seduti in macchina fuori da casa tua
Le mani stanno sotto la camicia
In tasca ho qualche cosa che fa bene all'amore
L'estate la passiamo via così
Un pezzo a me un pezzo a te
Non andar mai via fragolina mia
Non lo vedi che lo adoro il tuo culetto d'oro
Non lo vedi che ti adoro
Oh no fragolina mia
Un pezzo a me un pezzo a te"

Dopo averlo letto una domanda sorge spontanea: cosa avrà voluto dire Barsotti con l'espressione "In tasca ho qualche cosa che fa bene all'amore"?
La giuria decise che avrabbe vissuto perfettamente anche senza la risposta e Barsotti venne subito eliminato.
Fragolina venne inserita nell'album Fragolina collection, un best of dei suoi "più grandi successi".
Seguì il silenzio per alcuni anni. Oggi Barsotti continua a lavorare nella musica soprattutto come autore di qualche fortunato cantante.

Thursday, December 28, 2006

I Pandemonium - Tu fai schifo sempre (1979)

Ecco un’assoluto cult di cui da tempo volevo parlare.
Probabilmente il brano dal più incredibile titolo mai ascoltato dal pubblico dell’Ariston (l’unico in grado di contrastarlo è sicuramente l’incommensurabile Sugli sugli bane bane cantata da Le figlie del vento nel 1973), sicuramente il più deliziosamente perfido ed irreverente. E stiamo parlando del 1979. Quell’anno il Festival fu davvero desolante: i nomi in gara erano, e sono rimasti, emeriti sconosciuti (Mino Vergnaghi, Enzo Carella, Franco Fanigliulo, per citarne solo alcuni) e tra i pochi nomi noti il ruolo di star se lo meritava Enrico Beruschi (con la sua canzone Sarà un fiore arrivò addirittura quinto), il che è tutto dire…
I Pandemonium, gruppo di attori-cantanti napoletani formatosi tre anni prima, salì sul palco e diede una botta di vita alla platea presumibilmente in coma dopo aver ascoltato la memorabile Nocciolino interpretata da Antoine.
Tu fai schifo sempre è un delizioso dialogo tra lui e lei, praticamente una versione un tantino più soft di Cara ti amo di Elio e le storie tese. Oppure, se preferite la citazione colta, un’antesignana della meravigliosa Dimmi cosa pensi di me, interpretata da Olmo/Fabio De Luigi e Vanette/Paola Cortellesi. Lui ama lei e, consapevole di non essere un granché come uomo, questo lo fa sentire l’uomo più fortunate del mondo. Lei lo invita a smettere di dire secchi di cazzate, ricordandogli che, in ogni caso, fa e farà schifo sempre.
Eccovi il testo:

"Certe volte mi chiedo se sto sognando
Possibile che tu abbia scelto me come l'uomo della tua vita
Io una persona così insignificante vicino a te che sembri una stella
Che sei una stella perché tu sei bella, tu sei fragile, sei un fiore
Ecco sei un fiore
Scetate guagliò
Tu fai schifo sempre
Da mattina a sera
Fai schifo sempre
Quan scendi le scale
Fai schifo sempre
Quan leggi 'o giurnale
Fai schifo sempre
Fai schifo sempre
Tu si nu' fiore profumato
Tu si na rosa, tu si nu guaie
Ma pecché nun te vaie
Tu fai schifo sempre
Tu comunque te vieste
Fai schif sempre
Te prepare 'pa' festa
Fai schif sempre
Si t'affacci a fenesta
Fai schifo sempre
Fai schifo sempre
Tu tiene a cocca ca è chiu' doce e 'na cerasa
Tu si nu guaie
Ma pecché nu muore maie
Quanno te penso
Sento nu brivido Nennè
Quanno te veco me vota e stomaco
E sai pecché, pecché
Tu fai schifo sempre
Da mattina a sera
Fai schifo sempre
Quan scendi le scale
Fai schifo sempre
Quan leggi 'o giurnale
Fai schifo sempre
Fai schifo sempre"

Dopo la prima esibizione i Pandemonium balzarono al primo posto nella classifica parziale, ma le giurie riportarono l’ordine nell’ultima serata e finirono solo decimi in classifica.
In ogni caso questo bastò per far diventare il pezzo il vero simbolo di quell’anno.
Oggi questo pezzo è caduto quasi del tutto nel dimenticatoio ma meriterebbe davvero una rispolveratina.

Una curiosità: uno dei primi componenti dei Pandemonium fu il "maestro" Amedeo Minghi, che lasciò il gruppo per intraprendere la sua carriera solista. Per fortuna! Altrimenti non avrebbe mai potuto regalarci pezzi immortali come Serenella e Vattene amore.

Tuesday, December 26, 2006

Ragazzi Italiani - Vero amore (1997)

Correva l’anno 1997 e ancora molte ragazze erano in analisi per superare il trauma da scioglimento dei Take That avvenuto un anno prima. Colmare il vuoto lasciato sia nei cuori che nelle copertine adesive di Cioè sembrava impossibile. Alessandro, Attilio, Manolo, Pino e Fabrizio ce l'avrebbero messa tutta per riempire con il loro grande talento, il loro carisma, i loro pettorali, quel vuoto.
In attività dal 1994, i 5 ebbero il loro primo vero grande momento di visibilità proprio con la partecipazione al Festival.
A tutt’oggi i Ragazzi Italiani possono considerarsi l’unica, vera, sana risposta nostrana al fenomeno delle boy band inglesi. Le caratteristiche fondamentali c’erano tutte: fisico da stripman condito con un’innata truzzaggine, vago senso del ritmo coniugato con una totale mancanza d’orecchio.
D’altra parte questa Vero amore non verrà certo ricordata per la profondità del testo, di una banalità sconcertante, (lui ama lei ma lei pare non sia così presa dal rapporto) e gli arditi vocalizzi.
I 5 salirono sul palco dell’Ariston e concentrarono le loro energie sulla coreografia degna delle peggiori veline o, se preferite, dei migliori ciocchi di legna: saltelli, inginocchiamenti, mani sul cuore e ammiccamenti a profusione.
Una performance (guardatela qui) davvero indimenticabile che, in seguito, avrebbe ispirato le Lollipop per l’interpretazione di Batte Forte (leggi il post a loro dedicato).
Per chi non sapesse cosa leggere per addormentarsi, ecco il testo:

"Quante incertezze
Fuochi di paglia
Attraversa la vita mia
Fino ad incontrarci
Quasi per caso
In un attimo di magia
Sembrava tutto bellissimo
Adesso tu dove sei
Nascosta dietro una lacrima
Che non va piu' via
Se questo fosse vero amore vero amore
Tu non mi lasceresti mai
Non c'e' bisogno di parole
Per spiegare noi
Quello che voglio lo sai
Adesso dimmelo semplicemente
Se veramente
Mi vuoi
Stiamo sbagliando
Sta diventando difficile
Anche spiegare
Quello che noi
Non ci siamo detti mai
Sembrava tutto bellissimo
Adesso tu dove sei
Mi spacca il cuore una lacrima
La solita bugia
Se questo fosse vero amore vero amore..."

Con un pezzaccio come Vero amore in curriculum, mi riesce tutt'ora difficile capire il motivo dello scioglimento del gruppo, avvenuto non molto tempo dopo. Anche loro come i Take That, ma perlomeno loro ci hanno regalato Robbie Williams...

Monday, December 25, 2006

Ricchi e Poveri - Nascerà Gesù (1988)

No, non è che il Natale ci ha reso più buoni.
Non lasciatevi ingannare dal titolo. Nascerà Ge sta al Natale come la Nutella sta allo stracchino.
Tragicomica, inspiegabile, incredibile deviazione
del terzetto ligure, qui alla loro ottava partecipazione al Festival, verso una canzone più impegnata. Con tutti gli argomenti vagamente seri ai quali i Ricchi e Poveri potevano dedicare la loro canzone, cosa scelsero? La clonazione. Si, avete capito bene. Non la fame nel mondo, non la droga, non la povertà, non le malattie, non il governo ladro, non l’aumento del prezzo del caffè al bar, ma proprio la clonazione.

Angela, Angelo e Franco salirono sul palco e lanciarono il loro monito all'umanità: dove andremo a finire se l'uomo continuerà a giocare con la genetica?
Ed effettivamente il mondo non se la doveva passare troppo bene se venne affidato il compito di denunciare un problema così scottante all'allegro terzetto che fino a cinque minuti prima cantava Sarà perché ti amo e aveva appena inciso un album dal significativo titolo Cocco bello Africa...
Eppure i nostri paladini salirono sul palco e, ostentando un'invidiabile sicumera da biologi plurilaureati, ci parlano di questo fenomeno come se tutti all'epoca concepissero un figlio sì e l'altro pure con la clonazione. Il Gesù del titolo è appunto il bambino perfetto, nato senza il normale concepimento ma piuttosto in una comoda e igienica provetta da laboratorio. Il luogo comune, naturalmente, è dietro l'angolo e non ci viene risparmiata neanche la solita storia che tutti vorranno solo bambini biondi e con gli occhi azzurri.
Ma eccovi il testo:

"Stan cambiando il mondo ma che stupidi
Ma che fa l'ingegneria genetica
Presunzione inutile che non potrà mai
Far di te quel Dio che non sei
I bambini nascono da soli
Senza averli in grembo coi dolori
Se tu vuoi li fanno biondi
Con degli occhi blu
O comunque come li vuoi tu
Nascerà Gesù, o su per giù
Bugie che poi pagheremo noi
Stupidi così
Venderemo l'anima
Si perderà quel momento magico
Fredda questa scienza ci sconvolge
Questo amore piano lo distrugge
Voglio avere sì dei figli
Con degli occhi blu
Ma io voglio averli ancora
Con l'amore e come li vuoi tu
Presunzione inutile che non potrà mai
Far di te quel Dio che non sei
Nascerà Gesù, o su per giù
Bugie che poi pagheremo noi
Stupidi così
Venderemo l'anima
Si perderà quel momento magico
Stan cambiano il mondo ma che stupidi
Ma che fa l'ingegneria genetica
Voglio avere sì dei figli
Con degli occhi blu
Ma io voglio averli ancora
Con l'amore e come li vuoi tu"

Per fortuna ci risparmiarono la storia della clonazione del cervello di Hitler...
Ad ogni modo, questo pezzo avanti cent'anni rispetto agli standard sanremesi dell'epoca non venne compreso dalla giuria e si meritò un semplice nono posto, veramente misero rispetto agli standard dell'inossidabile terzetto.

Da segnalare infine che questo pezzo venne scritto dal mitico Umberto Balsamo che, come autore, lo stesso anno gareggiava con un'altro masterpiece: Italia di Mino Reitano! Chapeau.